Uno stendardo con lo stemma reale, un copricassa di fiori a sfondo blu e rosso con al centro una croce bianca, e, ai lati, due composizioni di fiori bianchi e rossi, gerbere, anturium e rose. 

Sono i paramenti posti attorno al feretro di Vittorio Emanuele di Savoia, figlio dell’ultimo re d’Italia Umberto II, morto nei giorni scorsi all’età di 87 anni, alla camera ardente allestita nella cappella di Sant’Umberto, presso la Reggia di Venaria, a Torino. 

Seduti di fianco al feretro, il figlio di Vittorio Emanuele, Emanuele Filiberto, con accanto il cugino Serge di Jugoslavia con la sorella Elena e il marito Stanislas Fougeron.

Emanuele Filiberto, assieme alla sua famiglia, ha ricevuto personalmente le condoglianze e la vicinanza delle persone giunte per rendere omaggio alla bara, ringraziando e stringendo mani. Più d'uno si è soffermato un attimo di fronte al feretro e al principe anche per una foto.

«Tutta questa pioggia, anche Torino oggi piange», le parole di Emanuele Filiberto ai cronisti. «Era un padre, un amico, un maestro - ha aggiunto - Torino è la città che amava e nella quale ha voluto riposare e credo che gli stia rendendo un bellissimo omaggio».

Fra i mazzi e le corone di fiori presenti, quello tutto bianco del re e della regina del Belgio, delle delegazioni di Spagna e scandinava degli Ordini Dinastici della Real Casa di Savoia.

A Venaria anche il presidente del Senato Ignazio La Russa: «Ci sono luci e ombre - ha detto, avvicinato dai giornalisti poco prima di lasciare la Reggia - ma non dimentico che la dinastia Savoia è stata artefice dell'unità d'Italia».

Presente anche l'ex europarlamentare della Lega Mario Borghezio, che ha ricordato Vittorio Emanuele come «una persona intelligente, preparata, colta e soprattutto molto onesta».

(Unioneonline/l.f.)

© Riproduzione riservata