Il prossimo 16 dicembre partirà la somministrazione del vaccino anti-Covid per i bambini da 5 a 11 anni ma già si guarda all’immunizzazione della fascia dei più piccoli, da 0 a 5 anni.

L’ipotesi è quella della partenza nel primo semestre del prossimo anno, come ipotizzato dal presidente dell'Aifa e componente del Cts Giorgio Palù.

"Moderna e Pfizer - ha detto a SkyTg24 - stanno già facendo la sperimentazione nei più piccini, ma credo sarà una questione di qualche mese". Prima sarà l'Fda statunitense a dare il via libera. "La popolazione da 0 a 11 anni - ha spiegato Palù - è quella che ha 300 casi per 100mila abitanti a settimana, l'incidenza più alta dell'infezione, ed è alta anche da 0 a 3".

"Oggi - ha proseguito Palù - i bambini si ricoverano nella misura che è poco meno dell'1%. Non era così precedentemente con le varianti fino ad Alfa". La variante Delta è molto più contagiosa e più infettiva. Quindi anche i bambini, che prima non si infettavano, non trasmettevano l'infezione, non si ammalavano e non morivano, oggi si infettano, e succede anche tra 0 e 3 anni, ha spiegato Palù. 

NOVITÀ DAGLI USA – Sempre per i bambini dagli Usa arriva una novità sulle cure dei piccoli pazienti affetti da Covid. Ad annunciarla l'azienda Eli Lilly. Si tratta del primo trattamento anticorpale autorizzato dai neonati ai 12 anni. La Food and Drug Administration (Fda) statunitense ha infatti ampliato l'autorizzazione all'uso di emergenza per gli anticorpi bamlanivimab ed etesevimab somministrati insieme per pazienti sotto i 12 anni.

"Questa espansione – spiega Eli Lilly in una nota - permette a bamlanivimab ed etesevimab di essere somministrati insieme in pazienti pediatrici ad alto rischio per il trattamento del Covid-19 e per la profilassi post-esposizione". 

5-11 ANNI – Sui possibili rischi dei vaccini per la fascia 5-11 anni Palù rassicura: "Tremila bambini testati è più di quanti sono stati testati per il vaccino per la pertosse". Negli Stati Uniti "4 milioni e 300mila bambini sono stati vaccinati”. Una platea superiore a quella dei bimbi che potenzialmente dovrebbero essere vaccinati in Italia dai 5 agli 11 anni, e la società scientifica di pediatria statunitense "non ha segnalato nessun caso di reazione avversa grave in questi bambini. Ricordo inoltre che la somministrazione del vaccino anti-Covid ai bambini è un terzo della dose di quella somministrata agli adolescenti".

I NUMERI – A mettere in evidenza l'andamento Covid in età scolare è anche l'Istituto superiore di sanità nel suo Report esteso del monitoraggio settimanale. Nell'ultima settimana si conferma l'andamento osservato nei precedenti sette giorni: il 51% di tutti i casi rilevati in età scolare (40.529 per il periodo 15-28 novembre) è stato diagnosticato nella fascia 6-11 anni, il 33% nei 12-19enni e solo l'11% e il 5% rispettivamente tra i 3 e i 5 anni e sotto i 3 anni. L'Iss evidenzia, inoltre, un aumento del tasso di ospedalizzazione nella fascia 3 anni (poco sopra i 2 ricoveri per 100.000 abitanti) nelle ultime settimane, mentre nelle altre fasce di età risulta stabile.

Dall'inizio dell'epidemia alle ore 12 del primo dicembre 2021, nella popolazione 0-19 anni sono stati riportati al sistema di sorveglianza integrata Covid 850.574 casi confermati di cui 35 deceduti. Mentre in generale sull'efficacia dei vaccini, l'Iss evidenzia che per un non vaccinato il rischio rispetto a un vaccinato da meno di 5 mesi è 10 volte maggiore di ricovero, 16 volte maggiore di terapia intensiva, 9 volte maggiore di morte.

(Unioneonline/D)

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