Youns El Bossettaoui "andava curato, non ucciso, perché non faceva male a nessuno ed era malato". Sono le parole dell'avvocato Debora Piazza che, con il collega Marco Romagnoli, difende i famigliari dell'immigrato ucciso in piazza a Voghera dall'assessore alla Sicurezza Massimo Adriatici.

Una versione confermata in tv dalla sorella di El Boussettaoui, appena rientrata dalla Francia, e che parla di una persona “non pericolosa, che aveva bisogno di essere aiutata, con due figli, uno di otto e una di cinque anni”.

"Gli hanno sparato in piazza davanti a tantissime persone. L'assassino si trova a casa sua, dorme bello riposato. Dove è la legge in questa Italia? ", "ma siamo in Italia o in una foresta?" ha detto in lacrime in tv ospite della trasmissione “Carta Bianca” su Retequattro.

"Aveva un fucile, aveva una pistola in mano mio fratello?”, ha aggiunto la donna. “No, mio fratello non aveva nessuna arma in mano. Io voglio sapere se qua in Italia ammazzare o sparare è una cosa legale".

Sul fatto che il fratello dormisse per strada ha chiarito: "Si sente più tranquillo a dormire sulle panchine. L'altro giorno l'ha visto mio marito, è venuto a prenderlo". Comunque la famiglia ha cercato di aiutarlo: "Abbiamo chiamato i carabinieri. L'abbiamo portato all'ospedale ma è scappato”. 

LE INDAGINI – Nel frattempo la Procura di Pavia sta lavorando alla richiesta di convalida del fermo dell'assessore Massimo Adriatici, che si è autosospeso dall'incarico, ai domiciliari con l'accusa di eccesso colposo di legittima difesa.

Gli inquirenti stanno cercando di dare risposte valutando elementi e testimonianze su un episodio cruento sul quale, al momento, danno una lettura diversa anche gli stessi cittadini, a partire da quelli che frequentano proprio il bar “Ligure La Versa”, teatro dei fatti, e gli altri nella zona.

I cittadini si dividono tra chi descrive la vittima come "uno capace solo di andare in giro a spaccare vetrine e a dare fastidio" e altri che parlano di Adriatici come di "uno sceriffo, che aveva smesso di fare il poliziotto, ma lo faceva ancora e aveva preso di mira 'Musta'", soprannome del 39enne, "che spesso chiedeva solo qualche soldo".

Certamente tra le analisi necessarie, oltre a quelle sulle telecamere della zona (una è piazzata vicino al locale e riprende la piazza girando), c'è pure un accertamento balistico.

IL RACCONTO DI ADRIATICI – "Ho tirato il grilletto per sbaglio, mentre cadevo, dopo uno spintone, non volevo", si è difeso Adriatici, assessore alla Sicurezza 47enne e stimato avvocato con un passato da poliziotto in città, che poteva ora detenere e portare in giro la pistola Calibro 22.

Adriatici è stato interrogato, difeso dal legale Colette Gazzaniga, dopo l'arresto in flagranza eseguito dai carabinieri per omicidio volontario con l'ok del pm Roberto Valli.

LA RICOSTRUZIONE – Poco dopo le 22, stando ad una prima ricostruzione, Adriatici è arrivato in piazza Meardi davanti al bar perché El Boussettaoui, con molti precedenti, tra cui resistenza, spaccio, porto di armi atte a offendere, "faceva ciò che faceva di solito", stando alle parole di alcuni testimoni. Ossia, stava importunando gli avventori (si è parlato di una ragazza, ma il particolare non è stato confermato), e Adriatici, dopo aver chiamato la polizia e aver litigato con lui, ha tirato fuori la pistola, carica e col colpo in canna. Colpo che, a suo dire, sarebbe partito "per errore" mentre andava giù a terra, spinto dal marocchino che si era accorto che lui aveva allertato le forze dell'ordine.

Qualcuno ha parlato di una "bottiglia di birra" lanciata contro Adriatici, anche se agli investigatori non risulta e potrebbe essere stata scagliata prima, quando la vittima stava dando in escandescenza forse sotto effetto di alcol e droga (saranno gli esami autoptici a determinarlo).

"Mio figlio lo conosceva", ha detto una donna che ha portato dei fiori con un cartello con scritto "ti sia lieve almeno la terra, 'Musta', perché la vita per Te non è stata lieve". E ha aggiunto: "Non mi sento sicura in una città dove l'assessore alla sicurezza va in giro con un pistola e spara a una persona che aveva sofferenze psichiche". 

L’IMPUTAZIONE – Il pm Valli, con l'aggiunto Mario Venditti, ha poi modificato l'imputazione in eccesso colposo in legittima difesa, accusa che equivale in pratica all'omicidio colposo. In sostanza, una valutazione che pare seguire la ricostruzione difensiva. E la Procura sta decidendo se, oltre alla convalida dell'arresto, richiedere al gip anche una misura cautelare per l'assessore.

Il sindaco Paola Garlaschelli confida "nell'operato della magistratura".

(Unioneonline/v.l.)

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