Scoperto il terzo covo in cui ha vissuto il boss Matteo Messina Denaro, arrestato lunedì dopo trent’anni di latitanza.

Si tratta di un appartamento, dove Messina Denaro avrebbe vissuto fino a giugno, che si trova sempre nel Trapanese, a Campobello di Mazara, il paese cui sono stati individuati gli altri due rifugi del capomafia. Il terzo covo, perquisito, a quanto si apprende è vuoto e ora in vendita. Gli inquirenti stanno accertando chi sia il proprietario. 

Ieri nel secondo covo, un bunker nascosto nel fondo scorrevole di un armadio, sono stati rinvenuti gioielli, collane, bracciali e anche pietre preziose di dimensioni consistenti, oltre a scatole vuote e forse svuotate all’ultimo. Il locale si trova a meno di un chilometro dall'abitazione scelta dal padrino di Castelvetrano per il suo ultimo soggiorno da latitante e acquistata da Andrea Bonafede, il geometra che gli ha “prestato” l'identità, a giugno del 2022.

La stanza dei segreti è stata ricavata nell'abitazione di una vecchia conoscenza dei magistrati della Dda: Errico Risalvato, già indagato e assolto per associazione mafiosa, originario di Castelvetrano, fratello di Giovanni Risalvato che per mafia è invece stato condannato a 14 anni. Scontata la pena è stato scarcerato e ora è libero. Incensurato invece Giovanni Luppino, l'agricoltore che faceva da autista al boss e l'ha accompagnato alla clinica Maddalena dove entrambi, lunedì, sono stati arrestati.

Si allunga, intanto, la lista dei fiancheggiatori finiti sotto inchiesta. Oltre a Luppino, arrestato in flagranza, sono indagati Andrea Bonafede, il geometra di Campobello che ha prestato l'identità al boss - Messina Denaro aveva clonato la sua carta di identità - e due medici. Uno è di Trapani, Filippo Zerilli , primario di oncologia. È stato lui a sottoporre Messina Denaro all'esame del dna necessario per prescrivergli la chemioterapia. L'altro è Alfonso Tumbarello, vecchio dottore di Castelvetrano che lo aveva in cura. Entrambi rispondono di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena. Più grave la posizione di Tumbarello, che conosceva bene il vero Bonafede, essendo il suo medico curante. 

Stamattina intanto il superlatitante avrebbe rinunciato a essere presente in videoconferenza, dal carcere de L'Aquila, con l'aula bunker di Caltanissetta dove si sta svolgendo il processo in cui è imputato come mandante delle stragi di Capaci e via D'Amelio. 

Il padrino di Castelvetrano si è sottoposto alla sua prima seduta di chemioterapia all'interno dell'istituto penitenziario, in un'apposita stanza non molto distante dalla cella.

L'udienza è stata rinviata al 9 marzo «per consentire al difensore di essere presente».

(Unioneonline/D)

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