Potrebbe arrivare “molto presto” un nuovo intervento chirurgico per la donna, ancora senza volto, che due mesi fa è stata operata all'ospedale Sant'Andrea di Roma in quello che è stato annunciato come il primo trapianto di faccia eseguito in Italia.

Oggi "le sue condizioni cliniche sono stabili, non ha febbre, gli esami ematochimici sono nella norma e lei è su di morale e ben determinata a sottoporsi a una nuova operazione", il commento di Paolo Anibaldi, direttore sanitario dell'Azienda ospedaliero-universitaria Sant'Andrea.

Dopo l'espianto del volto da donatore e la ricostruzione temporanea con tessuti autologhi, "la paziente è rimasta in reparto e sta assumendo vari tipi di farmaci per evitare il rischio di trombosi, oltre a un supporto vitaminico necessario anche perché viene alimentata con Peg", continua Anibaldi. Non ci sono preoccupazioni per la sua vita: la paziente è seguita attentamente "e speriamo possa essere presto sottoposta a un nuovo trapianto. Stiamo aspettando un donatore compatibile", e l'equipe del Sant'Andrea "è preallertata: sa di doversi tenere pronta".

La donna sta affrontando l'attesa con grande determinazione. "ll suo umore - testimonia il direttore sanitario - è stabile e dai colloqui con gli psicologi ha mostrato una certa forza di carattere".

A occuparsi di lei "un team multidisciplinare molto affiatato", che punta a dare a questa paziente "la speranza di una nuova vita. Si tratta di una donna arrivata all'intervento con problemi funzionali importanti, ma anche di altro tipo, che la ostacolavano nei rapporti sociali".

E se nel primo intervento qualcosa non ha funzionato "abbiamo ancora solo delle ipotesi su cosa non sia andato bene. Ma bisogna anche dire che questo è il 42esimo caso al mondo, e che si stratta di un intervento eccezionale e ancora sperimentale. Abbiamo condiviso le cartelle cliniche e gli esami con centri internazionali altamente specializzati", sottolinea Anibaldi.

Nelle prime ore si era parlato di una sofferenza del microcircolo. "C'è una finestra di 4 ore di tempo per evitare l'ischemia, e qui è passato molto meno, anche perché il donatore era nella nostra struttura", evidenzia il direttore sanitario.

In ogni caso il team si sta preparando con attenzione, in attesa di un nuovo donatore compatibile "per dare speranza alla paziente e una nuova fiducia nell'affrontare i rapporti con il prossimo”. E se nel caso del primo trapianto non sono mancate critiche per aver reso noto l'intervento troppo presto, prima di averne conosciuto l'esito, la prossima volta "saremo attentissimi", conclude il direttore sanitario.

(Unioneonline/v.l.)
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