Il Ministero dello Sviluppo economico ieri è rimasto chiuso. Nessuna apertura festiva, come si conviene ai palazzi romani. L'intesa dell'ultim'ora, invocata a gran voce dal patron di Mascalzone Latino, Vincenzo Onorato, per salvare la CIN-Tirrenia dalla mannaia del Tribunale fallimentare di Milano, non c'è stata. Stamane nel palazzo blindato della giustizia lombarda, in Largo Marco Biagi a Milano, il verdetto non potrà essere più rinviato.

Alida Paluchowski, Presidente del Tribunale, ha concesso tutti i rinvii possibili. Il tempo, però, ora è inesorabilmente scaduto. La decisione finale è scritta, da una parte nelle carte depositate dai legali di Onorato e, dall'altra in quelle dei creditori rimasti con un pugno di mosche.

I creditori fremono

Ad aver perso la pazienza sono coloro che, ormai da anni, attendono la restituzione di un fiume di denaro prestato ma mai restituito. Il Ministero dello Sviluppo economico è finito nel calderone dei creditori. Onorato gli deve non meno di 180 milioni di euro, tanti ne mancano al saldo per l'acquisto da parte del gruppo Moby del ramo d'azienda dei traghetti della Tirrenia pubblica. Sino all'ultimo la compagine guidata da Vincenzo Onorato ha tentato in ogni modo di perorare la causa di un maxi sconto da parte dello Stato con una dilazione da calende greche, minacciando ogni genere di reazione, da quella giudiziaria allo sciopero dei collegamenti via mare. L'ormai consolidata strategia del melodramma con tanto di marittimi in piazza evocata da Onorato non ha sortito l'effetto sperato.

Spese folli

A pesare come un macigno sulla trattativa con il Ministero è la relazione dello studio "Chiaruttini" all'attenzione del Tribunale di Milano. Un documento che esamina gli "atti censurabili" della gestione Onorato. Ne emerge un quadro inquietante con un travaso di denari dalla Cin-Tirrenia verso la Moby che va ben oltre quello già emerso nelle scorse settimane. Una gestione carica di rilievi degli stessi componenti del Collegio sindacale che hanno messo nero su bianco spese folli e compensi milionari per i componenti dei consigli di amministrazione. A questo si aggiunge un capitolo, fino ad oggi inesplorato, legato al noleggio delle navi. Una partita intricata gestita tutta tra sub-noleggi tra la "Onorato Armatori", società dei due figli di Onorato, la Moby e la stessa Cin. L'obiettivo messo in campo dalla famiglia Onorato emerge chiaramente dalle carte: far pagare i noleggi alla Cin, maggiorandoli rispetto al costo originario, nonostante si trattasse di un sub-noleggio all'interno dello stesso gruppo.

Noleggi alle stelle

L'intento era fin troppo chiaro: trasferire ulteriore denaro della Cin-Tirrenia alle società di famiglia, di cui una con sede all'estero. Il mancato accordo con il Ministero dello Sviluppo economico ripropone lo scontro del sei maggio scorso quando il Tribunale aveva assistito per l'intera giornata ad un vero e proprio tira e molla tra Ministero e Cin, tutto funzionale a prendere, e perdere, altro tempo. A far scattare l'ennesimo rinvio di diciotto giorni era stata la dichiarazione dei legali di Onorato che, con un colpo di teatro, avevano annunciato alla Corte la determinazione a dichiarare lo stato d'insolvenza.

Eutanasia volontaria

E' probabile, quindi, che, davanti al diniego dell'accordo con lo Stato, gli avvocati di Onorato saranno chiamati a mettere sul tavolo dei giudici "l'eutanasia volontaria" della Cin-Tirrenia, proclamando lo stato d'insolvenza, ovvero il fallimento. Negli ultimi giorni la tensione tra la Cin-Tirrenia e il Ministero dello Sviluppo economico aveva raggiunto il punto più alto quando si era percepito che lo Stato non avrebbe riservato altre concessioni al gruppo Moby.

Palazzi romani

Tutti, nei palazzi romani, sanno che qualsiasi ulteriore ed eventuale regalo, sconto o dilazione sul debito, sarebbe oggetto di attenta analisi sia da parte della Corte dei Conti che della Commissione Europea. Bruxelles da tempo, del resto, ha messo nel mirino ulteriori aiuti di Stato alla ex compagnia di navigazione pubblica. E' difficile pensare che i Giudici possano accettare ulteriori perdite di tempo su una partita che rischia di sfociare anche sul versante penale con ipotesi di reato rilevanti, a partire dalla ventilata bancarotta. Sciopero flop

Ieri, intanto, si è consumato con un flop lo sciopero indetto da una sigla sindacale fortemente vicina all'armatore. Le navi da e per la Sardegna sono tutte partite regolarmente, mentre solo due, da e per Napoli e Palermo, sono rimaste in porto. Oggi il verdetto del Tribunale di Milano. L'ora del giudizio è arrivata.

M.P.

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