Dopo due anni di pandemia, e 150mila morti per Covid, l’Italia comincia a vedere il traguardo della completa riapertura e del ritorno alla normalità.

A partire da oggi stop all’obbligo di utilizzare le mascherine all'aperto (anche se resterà necessario averla sempre in tasca e indossarla in caso di assembramenti) una misura che era stata decisa con il decreto del 13 ottobre del 2020, dunque 16 mesi fa, quando a Palazzo Chigi c'era ancora Giuseppe Conte.

Si tornerà anche a ballare, con la riapertura delle discoteche, il settore che è stato più penalizzato in questi due anni di emergenza e che, se si eccettua una piccola parentesi nell'estate del 2020, è rimasto sempre chiuso: dovranno mantenere una capienza del 50% al chiuso e si potrà stare senza la mascherina solo in pista.

LO STATO D’EMERGENZA – Quella di oggi è solo la prima tappa di un percorso che da qui alla fine di marzo, quando scadrà lo stato di emergenza, porterà ad un allentamento di tutte le altre restrizioni compreso il Green pass. Il 15 giugno, inoltre, finirà l'obbligo di vaccinazione per gli over 50. Sul primo punto l'orientamento del governo è quello di non prorogarlo, soprattutto se si confermerà il calo dei contagi e dei ricoveri. Il 31 marzo potrebbe anche essere la data, come tra l'altro indicato nell'ultima ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza, in cui diremo addio alle mascherine al chiuso.

IL GREEN PASS – E’ possibile che si comincerà ad eliminare l'obbligo del pass rafforzato prima del 31 marzo per tutte quelle attività in cui è previsto all'aperto, dai ristoranti agli stadi, e per quelle in cui serve il “base”, negozi, servizi alla persona, banche, uffici postali e uffici pubblici. Il secondo step, in concomitanza con la fine dello stato d'emergenza, potrebbe invece riguardare i locali al chiuso - cinema, teatri, musei, ristoranti - e mezzi di trasporto locali, mentre dovrebbe rimanere su quelli a lunga percorrenza, per arrivare poi, a giugno, ad eliminarlo nei luoghi di lavoro. Un percorso che però non è ancora definito e sul quale la discussione tra le diverse anime del governo è aperta.

NEGLI OSPEDALI – Dal 10 marzo – grazie a un emendamento di Italia Viva al decreto legge della vigilia di Natale in conversione al Senato e approvato in Commissione affari sociali – sarà nuovamente possibile visitare i familiari ricoverati in ospedale, per 45 minuti al giorno. E sempre a marzo, dall'1, hanno già annunciato il ministro della Salute Roberto Speranza e il sottosegretario allo Sport Valentina Vezzali, le capienze di stadi e palazzetti saliranno rispettivamente al 75% e al 60% con l'obiettivo di riaprirli completamente. "Credo che si potrà arrivare al 100% - conferma il sottosegretario alla SaluteAndrea Costa - e il campionato finirà con gli stadi pieni".

I RICOVERI – Resta invece ancora aperto il discorso con le Regioni per modificare i conteggi dei ricoveri, con i governatori che da tempo chiedono di distinguere ricoverati “per” Covid da quelli “con” Covid. Il tavolo ministero-regioni non ha ancora terminato il lavoro ma Costa mette le mani avanti: "Anche se dovessimo distinguere con maggior nettezza questo aspetto, non risolveremo il problema di rimettere gli ospedali in condizioni di riprendere l'attività ordinaria poiché se in ospedale ho un positivo, al di là di quale sia la patologia, questo presuppone personale addetto e reparto specifico".

(Unioneonline/D)

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