Non si aspettava le polemiche, non si aspettava gli insulti e le offese, voleva solo riabbracciare la sua famiglia, comunicare la sua scelta privata di convertirsi all'Islam e ritrovare la sua vita normale.

Silvia Romano spiega tutto questo in poche parole in un post su Facebook, rompendo il silenzio dopo giorni di polemiche, intimidazioni e minacce, tanto che la Procura di Milano ha deciso di aprire un'inchiesta.

"Vi chiedo di non arrabbiarvi per difendermi, il peggio per me è passato, godiamoci questo momento insieme", ha scritto la cooperante 24enne, rapita in Kenya nel 2018 e liberata sabato dopo un anno e mezzo di prigionia.

"Sono felice - si legge - perché ho ritrovato i miei cari ancora in piedi, grazie a Dio, nonostante il loro grande dolore. Perché ho ritrovato voi, tutti voi, pronti ad abbracciarmi. Io ho sempre seguito il cuore e quello non tradirà mai".

Quel sabato "non vedevo l'ora di scendere da quell'aereo, perché per me contava solo riabbracciare le persone più importanti della mia vita, sentire il loro calore e dirgli quanto le amassi, nonostante il mio vestito".

Quella tunica islamica che ha scatenato la bufera: "Sentivo che loro e voi avreste guardato il mio sorriso e avreste gioito insieme a me perché, alla fine, io sono viva e sono qui".

Nel post, la giovane ha voluto dire "grazie, grazie, grazie" a "tutti gli amici e le amiche che mi sono stati vicini con il cuore in questo lungo tempo". E ha ringraziato anche "chi non era un amico, ma un conoscente o uno sconosciuto e mi ha dedicato un pensiero. A tutti coloro che hanno supportato i miei genitori e mia sorella in modo così speciale e inaspettato: scoprire quanto affetto gli avete dimostrato per me è stato ed è solo motivo di gioia, sono stati forti anche grazie a voi e io sono immensamente grata per questo".

(Unioneonline/D)
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