"Capisco le persone e il bisogno di ricominciare a fare una vita normale, serve ancora pazienza per 2-3 settimane, aspettare che si concludano le vaccinazioni di tutti gli over 80 e che si arrivi a 30 milioni di italiani coperti con almeno la prima dose di vaccino".

Così il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, richiamando alla prudenza e all'attenzione perché "in giugno anche noi saremo come la Gran Bretagna".

Il ministro in un’intervista ripresa dalle agenzie di stampa spinge poi a dire che per metà giugno l'Italia si aspetta che ci siano 30 milioni di persone già con prima dose e il Paese possa essere in bianco. Nel frattempo - osserva - bisogna "continuare a rispettare le regole: mantenere la mascherina; rispettare il distanziamento; pulire sempre le mani; non assembrarsi". "L'unica cosa che temo davvero è che vaccinati anche i trentenni, si penserà che il virus sia scomparso e in pochi sotto i 30 anni si vaccineranno", fa presente dicendo che per la vaccinazione ai più piccoli "dipende dal lavoro di ricerca delle aziende farmaceutiche, ma forse per settembre potrebbe far partire la vaccinazione anche dei 12-16enni".

Su "Il Messaggero” Sileri chiede di "riaprire anche se i contagi dei giovani cresceranno" e sul coprifuoco dice che "tra due settimane il limite delle 22 si potrà spostare" ribadendo che "l'indice Rt deve pesare di meno".

"Entro due settimane – precisa ancora il sottosegretario – tutte le Regioni in fascia gialla e il coprifuoco alle mezzanotte. E i ristoranti potranno lavorare anche al chiuso. A metà giugno, quando 30 milioni di italiani avranno ricevuto la prima dose, allora vedremo anche Regioni in fascia bianca".

Poi fa presente che i contagi "con le riaperture aumenteranno, nelle prossime settimane, i nuovi positivi, ma solo per le fasce di età più giovani, come avvenuto nel Regno Unito e in Israele". Dobbiamo "comunque vigilare e a questo, lo ripeto, serve il sistema dei colori. E soprattutto questa estate dovremo fare di tutto per convincere anche i più giovani a vaccinarsi".

Sul green pass anche a chi ha ricevuto una dose: "Sono favorevole, ma a una condizione. Bisognerà comunque verificare, con il test sierologico, se la persona che ha ricevuto la prima dose abbia effettivamente sviluppato gli anticorpi in modo consistente. A quel punto, è giusto rilasciare il green pass". 

(Unioneonline/v.l.)

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