“Non abbiamo ucciso Serena, non siamo stati noi”. Lo ha ribadito davanti ai giudici della Corte d’Assise di Cassino Anna Maria Mottola, accusata assieme al marito Franco, ex maresciallo di Arce, e al figlio Marco, dell’omicidio di Serena Mollicone, uccisa il primo giugno del 2001 nel piccolo centro in provincia di Frosinone.

Alla sbarra con i tre ci sono anche il maresciallo Vincenzo Quatrale accusato di concorso in omicidio e l’appuntato Francesco Suprano a cui è contestato il favoreggiamento.

La donna ha sostanzialmente ribadito quanto già dichiarato dal figlio lo scorso 11 maggio. Riferendosi alla porta della caserma di Arce dove secondo l’accusa la vittima è stata scaraventata rimandendo priva di sensi, l’imputata ha detto di “non aver notato che quella sera era stata tolta, non feci caso al fatto che era stata rimossa”.

Serena secondo i pm venne colpita mentre si trovava in caserma. Lì cadde priva di sensi a causa di alcune fratture craniche e fu lasciata in quelle condizioni per un periodo dalle quattro alle sei ore, prima di morire per il nastro adesivo che le venne applicato su bocca e naso provocandone il soffocamento.

Il caso dell’omicidio della 19enne, inizialmente fu archiviato senza colpevoli, è stato riaperto nel 2016 con la riesumazione del corpo della ragazza e con dei nuovi rilievi effettuati nella caserma di Arce. Esami che hanno sancito la svolta nelle indagini dando agli investigatori la certezza che Serena fu uccisa nella caserma.

(Unioneonline/L)

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