Elia Del Grande, il 50enne che il 30 ottobre scorso si era allontanato dalla casa lavoro di Castelfranco Emilia e sul quale pende una condanna a 30 anni per l'omicidio dei genitori e del fratello, è stato rintracciato e arrestato dai carabinieri nel Comune di Cadrezzate, in provincia di Varese.

I militari, supportati dal Ros di Milano, lo hanno individuato e arrestato in casa, proprio nel paese dove è cresciuto e dove nel 1998 ha ucciso a fucilate il padre Enea, la madre Alida e il fratello Enrico, “colpevoli”, a suo dire, di opporsi al matrimonio con la giovane originaria di Santo Domingo di cui si era innamorato.

La pista sarda

Non si sa dove sia stato in questi giorni e gli inquirenti stanno accertando se abbia avuto una o un complice sia durante la fuga che durante la latitanza. Del Grande era ricercato anche in Sardegna: oltre alla compagna olbiese, ha diverse conoscenze in Gallura dove ha vissuto per qualche tempo. 

Nel 2023 si era rivolto al Tribunale di Sorveglianza di Sassari (era in detenzione domiciliare nella sua casa di Telti) denunciando un percorso di 25 anni nelle carceri italiane caratterizzato da lunghi periodi trascorsi in condizioni «degradanti e inumane». Le stesse che ha lui stesso evocato in una lettera inviata a Varese News da una località segreta dopo la fuga.

«Il mio gesto è dovuto alla totale inadeguatezza che ancora incredibilmente sopravvive in certi istituti, come le case lavoro, che dovrebbero tendere a ri-socializzare e reinserire con il lavoro», scriveva, ma che «in realtà sono recipiente di coloro che hanno problemi psichiatrici e che non hanno posto nelle Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza».

«Non è un’evasione», continuava, «ma solo un semplice allontanamento». «Pago ancora fortemente lo scotto del mio nome e di ciò che ho commesso – la conclusione - Mi ritengo amareggiato perché vorrà dire che qualsiasi pena uno possa pagare in questo Paese, comunque tu rimarrai sempre la persona responsabile del gesto commesso».

La cattura

La fuga è finita intorno alle venti di sera, due settimane dopo l’allontanamento da quella casa-lavoro in cui avrebbe dovuto trascorrere sei mesi a causa delle ripetute violazioni al regime di libertà vigilata al quale era sottoposto, 40 in tutto. Sei mesi al termine dei quali sarebbe stata rivalutata la sua pericolosità sociale.

Le ricerche sono andate avanti anche, stando a indiscrezioni, attraverso tracciamenti telefonici sino a portare gli inquirenti al blitz decisivo. Questa sera ci sarebbero state segnalazioni al 112 sia sulla presenza di Del Grande, già nota però agli inquirenti, sia sull'intervento dei militari: un'anziana ha segnalato la presenza di cinque "banditi” incappucciati vicino ad una casa che altri non erano che i militari pronti al blitz. Del Grande sarebbe stato fermato con un'azione rapidissima, senza che avesse il tempo di reagire o fuggire ancora una volta.

Quindi è stato portato in caserma al comando provinciale carabinieri di Varese. Con ogni probabilità nelle prossime ore sarà affidato alla Polizia Penitenziaria per la traduzione in base alle disposizioni che arriveranno dal magistrato di sorveglianza di Modena.

La “strage dei fornai”

Del Grande è tornato come si pensava nei luoghi del Varesotto dove ha radici e legami e dove avvenne quella che fu ribattezzata la “strage dei fornai": tutta la famiglia lavorava nel forno di proprietà sempre a Cadrezzate che tutt'oggi reca l'insegna Del Grande.

Dopo 25 anni ottenne i primi benefici sino ad arrivare alla libertà vigilata. Nella sua casa di Cadrezzate lo avevano raggiunto lo scorso 23 novembre i carabinieri per portarlo nella casa-lavoro nel modenese su disposizione del magistrato di sorveglianza. Non si era dato per vinto fuggendo per i tetti sino a quando non era stato raggiunto a Besozzo dopo qualche ora e bloccato.

(Unioneonline/D)

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