Ha destato interesse e ha fatto discutere la lettera pubblicata ieri e scritta da Sara P., la sorella del paziente sardo di 33 anni che avrebbe rinunciato a un trapianto a causa di tempi di attesa e problemi economici.

"Mio fratello - spiegava - è residente in Sardegna, ma l'intervento non può essere fatto nell'isola, visto che da due anni vive a Bologna, dove è in lista d'attesa all'ospedale Sant'Orsola Malpighi".

Oggi arriva la replica del Centro nazionale dei trapianti, che puntualizza come il signor P., "affetto da grave patologia cardiaca, è in lista di attesa presso il Centro di trapianti di cuore del Policlinico S. Orsola dal 6 agosto 2015".

E poi continua: "Per adempiere a quanto richiesto dal Centro trapianti di Bologna che, in caso di convocazione per il trapianto prevede l’arrivo al centro entro 3 ore dal momento della chiamata, il signor P. ha legittimamente scelto di spostare il proprio domicilio a Bologna sulla base del fatto che, secondo una sua valutazione, risulta difficile raggiungere Bologna nei tempi previsti.

Da circa 6 mesi il Centro regionale della Sardegna ha sottoposto questo caso al Centro nazionale trapianti e al Centro regionale dell’Emilia-Romagna, dove sono state studiate nel dettaglio le problematiche sollevate dal paziente e sono state trovate analogie con un altro caso di un paziente residente in Sardegna e in lista di attesa a Bologna per il trapianto di cuore.

Premesso che le ragioni del signor P. non sono in linea di principio infondate, in quanto la convocazione per il trapianto rappresenta per i pazienti in lista di attesa un momento cruciale ed è diritto del paziente richiedere condizioni di sicurezza adatte al trasferimento, va detto che la problematica non riguarda solo lui ma tutti i pazienti nell’area Centro-Sud che devono recarsi negli stessi tempi presso un centro trapianti dell’area settentrionale.

Utilizzando come esempio i dati recenti, nel 2016 su 267 trapianti di cuore eseguiti, 197 sono stati eseguiti nell’area Centro-Nord e di questi 45 sono stati effettuati su pazienti provenienti dall’area Centro-Sud per i quali le problematiche sono identiche a quella del signor P.

La norma in vigore infatti attribuisce la responsabilità del trasferimento del paziente al Centro regionale della regione di residenza. L’attuale organizzazione per questi casi urgenti, coordinata tra presidenza del Consiglio dei Ministri, ministero della Salute, Centro nazionale trapianti, rete nazionale dei trapianti e Regioni, si basa sulla disponibilità h24 di un volo privato richiesto dal centro regionale capace di essere in pista entro 3 ore, sostituito in caso di necessità da un volo di Stato organizzato in emergenza.

Sinora in Italia nessun paziente in nessun caso non è stato trapiantato per il mancato trasferimento al centro trapianti entro i tempi necessari, data la collaborazione stretta tra i coordinamenti e i centri trapianto che hanno convocato i pazienti.

È chiaro tuttavia che, trattandosi di un’organizzazione di emergenza, come avviene in tutti Paesi non è possibile garantire in modo assoluto il risultato perché eventi rari ma non prevedibili, come un gravissimo evento di maltempo, potrebbero in linea teorica ritardare i voli aerei.

Il caso del signor P. è identico a molti casi che finora si sono sempre risolti in modo positivo data l’efficienza dell’organizzazione complessiva. Altrettanto va affermato in modo chiaro che le condizioni offerte dal Crt Sardegna per disponibilità di vettori aerei e durata dei voli sono assolutamente identiche a quelle degli altri centri regionali delle regioni meridionali.

Non appare pertanto giustificata la richiesta di trasferimento nella regione del centro trapianti scelto dal paziente, anche perché la reale tolleranza tra convocazione del paziente e presenza presso il centro trapianti può essere determinata in un range non inferiore alle 4,5-5 ore, cioè in tempi compatibili a quelli assicurati dall’attuale organizzazione".

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