È in programma oggi l'autopsia sul corpo di Noemi Durini, per chiarire le cause della morte della 16enne di Specchia, nel Salento, uccisa dal fidanzato Lucio M. e ritrovata mercoledì scorso nelle campagne di Castrignano del Capo a distanza di dieci giorni dalla scomparsa.

Nei giorni scorsi il reo confesso aveva sostenuto di aver assassinato la fidanzata con alcune coltellate al collo, ma la presunta arma del delitto non è mai stata ritrovata.

Sul luogo dove è stato scoperto il corpo è stata invece rinvenuta una pietra insanguinata, tuttavia la Tac effettuata sul cadavere della giovane non ha rilevato segni di fratture scheletriche alla testa.

Ieri il 17enne di Alessano, accusato di omicidio volontario, è stato trasferito temporaneamente dalla Casa protetta di Monteroni (Lecce) all'Istituto penale minorile di Bari. Secondo le indiscrezioni di stampa, però, la sua destinazione finale sarebbe una struttura in Sardegna, dove potrà anche essere curato.

Il giovane infatti in passato ha mostrato di essere affetto da disturbi psichici ed è stato sottoposto a tre Tso.

IL GIP: "LUCIO NON HA SENSI DI COLPA" - "Un'organizzazione borderline di personalità con capacità intellettive al limite".

Questa la patologia di cui soffrirebbe il ragazzo, secondo quanto emerso nel decreto di convalida del gip del Tribunale per i Minorenni di Lecce Ada Colluto, in riferimento alla relazione neuropsichiatrica psicologica del dipartimento di salute mentale dell'Asl di Lecce dello scorso 14 settembre.

Per il gip, il giovane "non manifesta cenni di reale senso di colpa".

Nel documento il gip ritiene che sussista un pericolo di fuga, c'è la possibilità che "egli non rimanga coerente in quel suo atteggiamento rispetto alla vicenda e si renda irreperibile magari anche per cercare di risolvere a suo modo la situazione di totale avversione sociale che avverte nei confronti suoi e della sua famiglia".

Secondo il giudice, Lucio dovrà seguire "un percorso trattamentale altamente specialistico", anche se per ora non ci sono elementi per ritenere che al momento del delitto "non fosse pienamente in grado di intendere e di volere".

(Redazione Online/F)

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