No al trattenimento dei migranti in Albania, torna in Italia anche il secondo gruppo
Il rientro nella notte a Brindisi, i sette sono rimasti nel centro di Gjdaer appena due giorni. Il Viminale si costituirà di fronte alla Corte di giustizia europea, divampa la polemica politicaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
È arrivata verso mezzanotte e mezza nel porto di Brindisi la nave Visalli con a bordo i sette migranti che da venerdì scorso si trovavano nel centro di Gjdaer in Albania. Il loro rientro in Italia segue la decisione del tribunale di Roma che ha sospeso il provvedimento di convalida del loro trattenimento rimettendo tutto nelle mani della Corte di giustizia europea.
I migranti, di origine bengalese ed egiziana, sono stati accompagnati a bordo di un pulmino in una struttura per richiedenti asilo. Qui potranno seguire l'iter ordinario di esame della domanda.
Nelle stanze del centro italiano a Gjader, dunque, anche il secondo gruppo di migranti non resta più di due giorni: come già successo per i primi dodici, anche i sette nuovi richiedenti asilo sono stati ritrasferiti in Italia. Stavolta la sezione immigrazione del tribunale di Roma, di fronte al recente decreto sui Paesi sicuri, sospende il giudizio sulla convalida del loro trattenimento rimettendo tutto nelle mani della Corte di giustizia europea.
L'aggiornamento della lista degli Stati di provenienza dei migranti ritenuti "sicuri”, elevata a norma primaria dopo la prima bocciatura dei giudici nel mese scorso, non ha quindi sortito gli effetti sperati dal governo, rimettendo in discussione il meccanismo dei rimpatri accelerati.
Dal vice premier Salvini ripartono le accuse ai magistrati: «È un'altra sentenza politica contro gli italiani e la loro sicurezza. Governo e Parlamento hanno il diritto di reagire per proteggere i cittadini, e lo faranno», attacca il leader leghista. Per l'Associazione nazionale dei magistrati la nuova norma italiana è però «incompatibile con il diritto dell'Unione europea» e nel dubbio è stato doveroso «sollevare un rinvio pregiudiziale». Il Viminale dal canto suo si costituirà di fronte alla Corte di giustizia europea per sostenere le proprie ragioni ma i tempi per dirimere la questione si preannunciano lunghi.
Gli occhi di tutti sono adesso puntati sul prossimo 4 dicembre quando la Cassazione dovrà pronunciarsi in merito alla possibilità dei giudici di agire autonomamente oppure di doversi attenere alla lista dei Paesi sicuri stilata dal governo.
Dal fronte dell'opposizione il Pd parla di «figura barbina da parte del governo, il quale dimostra che con le forzature e con i trucchetti per aggirare la legge non si va da nessuna parte. L'unico effetto è quello di condannare persone esauste, che arrivano in Europa per scappare da violenze e discriminazioni, a nuovi viaggi e trasferimenti estenuanti. Una scelta crudele e vergognosa che sta peraltro determinando danni enormi al bilancio dello Stato», sostiene la deputata dem, Debora Serracchiani, che aggiunge: «Il tribunale di Roma ha applicato la legge in modo impeccabile che non può prescindere dalla normativa europea». E a Palazzo Madama il capogruppo di Italia Viva, Enrico Borghi, chiede che il ministro dell'Interno riferisca al Senato «e spieghi cosa sta accadendo. Noi - aggiunge - abbiamo dei poliziotti che controllano il nulla in terra d'Albania mentre dovrebbero essere qui in Italia a controllare l'ordine pubblico davanti alle scuole e nelle strade».
(Unioneonline/D)