Una maxi operazione contro la 'Ndrangheta, denominata "Martingala", è iniziata nella notte su tutto il territorio italiano: eseguiti 27 arresti e sequestrati beni, aziende e disponibilità finanziarie per 100 milioni di euro nell'ambito di un'indagine per riciclaggio e autoriciclaggio.

In campo, il personale della Direzione investigativa antimafia e del comando provinciale della Guardia di finanza di Reggio Calabria.

In Toscana, inoltre, su ordine della Direzione distrettuale antimafia di Firenze, sono stati eseguiti altri provvedimenti relativi alla stessa organizzazione: 14 gli arresti (11 in carcere, 3 ai domiciliari) nei confronti di persone ritenute responsabili dei reati di associazione per delinquere, estorsione, sequestro di persona, usura, riciclaggio e autoriciclaggio, attività finanziaria abusiva e trasferimento fraudolento di valori, il tutto aggravato dal metodo mafioso.

Sono in totale 18 gli indagati, inoltre il gip ha disposto il sequestro di 12 società e diversi conti correnti bancari.

L'inchiesta è partita dalla denuncia di un imprenditore toscano, vittima di usura e minacce operate da un imprenditore calabrese che, a fronte di un prestito di 30mila euro, ne rivoleva indietro 35 dopo appena un giorno, per un tasso di interesse da usurai del 17%.

Partendo da questo episodio gli inquirenti hanno individuato un vero e proprio sodalizio criminale di cui facevano parte esponenti di spicco delle famiglie 'ndranghetiste dei Barbaro e dei Nirta.

Quindi sono arrivati ad Antonio Scimone, a capo di una rete di aziende costituite ad hoc per generare, tramite emissione di fatture fittizie, enormi movimenti di denaro per riciclare il tesoro della 'ndrangheta.

Scimone faceva confluire in conti correnti esteri rilevanti somme di denaro da riutilizzare come prestiti a imprenditori toscani, che secondo chi indaga erano consapevoli della provenienza illecita dei soldi ed erano dunque complici del sodalizio. Questi ultimi poi restituivano le somme ricevute in prestito maggiorate di interessi, nascondendole attraverso il pagamento di false fatture di acquisto di pellame.

Così gli imprenditori si finanziavano ottenendo contanti e, annotando nella contabilità le false fatture, abbattevano gli utili delle proprie aziende e scaricavano sull'Erario il costo dei finanziamenti illeciti ottenuti.

(Unioneonline/s.s.-L)

L'OPERAZIONE A FIRENZE:

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