Muore per una trasfusione di sangue infetto, lo Stato dovrà risarcire 1,4 milioni alle figlie
Il ministero della Salute è stato condannato a pagare un risarcimento di 1,4 milioni di euro agli eredi di una donna di Agrigento, morta a 66 anni, dopo aver contratto l'epatite C, a causa di una trasfusione di sangue infetto all'ospedale di Firenze.
Lo ha disposto la sentenza pronunciata dalla prima sezione della Corte d'Appello di Palermo, che ha confermato quanto stabilito in primo grado: una somma di 700mila euro a titolo di risarcimento a ciascuna delle due figlie della donna.
Contro la sentenza l’Avvocatura di Stato aveva effettuato un ricorso in appello affermando che "in ragione dell’epoca della trasfusione, non poteva riconoscersi in capo al Ministero alcuna colpa, non risultando in quel periodo disponibili i test per controllare che il sangue non fosse infettato dal virus HCV".
I giudici di Palermo hanno però dato ragione alle due eredi della donna.
Secondo la motivazione della Corte, infatti, "lo Stato è tenuto a pagare, poiché ha violato il dovere istituzionale di controllo nell’attività di raccolta, distribuzione e somministrazione di sangue. Controlli che, se effettuati, con probabilità avrebbero impedito il contagio".
La vittima ha contratto la malattia nel 1989, quando aveva 47 anni, e le sue condizioni di salute sono andate peggiorando nel tempo, fino al decesso, avvenuto nel 2008.
(Redazione Online/F)