È stata rinviata al prossimo 7 ottobre l'udienza per la morte della studentessa ligure 23enne Martina Rossi per la quale sono stati condannati a 3 anni di reclusione per tentata violenza sessuale di gruppo due giovani toscani, Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni. Lo ha deciso la sezione feriale della Cassazione accogliendo l'istanza della difesa. L'udienza di ottobre si terrà davanti alla Quarta sezione penale.

Il reato, in base a quanto si è appreso dai calcoli fatti dagli "ermellini”, non maturerà prima del 16 ottobre. Respinta la tesi della difesa che parlava della possibilità che il reato fosse prescritto dal 20 agosto. Il caso adesso è di competenza della Quarta sezione penale che si occupa anche di violenza sessuale durante il periodo ordinario delle udienze, al di fuori quindi dalla pausa estiva. Già prescritte invece, nei precedenti gradi di giudizio, le accuse di morte in conseguenza di altro reato e omissione di soccorso.

"Mi sento come una mamma alla quale hanno causato la morte della figlia. Mi sento così tutti i giorni da dieci anni. E anche impotente. Mi aspetto giustizia. Certo che la giustizia non potrà che darci questi tre anni", ha detto prima di entrare in Cassazione, per l'udienza che è stata appena aggiornata a ottobre, Franca Murialdo, la mamma di Martina.

L’ACCUSA – La ragazza, secondo la ricostruzione dell’accusa sarebbe morta dieci anni fa in Spagna cadendo dal balcone di un hotel mentre tentava di sfuggire all'aggressione di Vanneschi e Albertoni, condannati per omicidio colposo a tre anni in appello.

"Di tutto quello che è successo dopo dieci anni – il commento di Bruno Rossi, il padre di Martina –  sono rimasti questi tre anni. Io credo che la colpa non è quella, ma almeno che i due imputati debbano trasportare la responsabilità di quello che hanno fatto. Se avranno dei figli, se avranno delle mogli, devono capire che cosa significa per un papà e una mamma stare 10 anni a tribolare”.

"E poi non sono solo 10 anni – ha ancora aggiunto -. Di fronte alla morte e all'omicidio non c'è prescrizione, nè tecnicismi. Non sono partite di pallone questi processi, bisogna arrivare a capire di più e alla mamma e al papà occorre dire che cosa è successo, perché Martina non c'è più". "

"Il reato si è clamorosamente prescritto il 20 agosto, se si calcola il periodo Covid si è prescritto. Se invece il periodo Covid non deve essere considerato, il reato si prescrive tra il 18 e il 20 ottobre prossimo con la conseguenza della incompetenza della sezione feriale", ha detto Tiberio Baroni, difensore di Albertoni, prima di entrare in Cassazione. "Gli elementi indiziari che il processo ha faticosamente acquisito" sono "tutti convergenti nell'affermare, al di là di ogni ragionevole dubbio, che Martina Rossi la mattina del 3 agosto 2011 precipitò dalla camera 609 dell'albergo Santa Ana di Palma di Maiorca nel disperato tentativo di sottrarsi a un’aggressione a sfondo sessuale posta in essere in suo danno da entrambi gli imputati", sottolineano le motivazioni della sentenza dell'appello bis della Corte di Appello di Firenze dello scorso 28 aprile. "La cosa più vergognosa è stato il modus operandi della magistratura spagnola - aggiunge l'avvocato Luca Fanfani, difensore dei familiari di Martina - che ha liquidato il caso. E che dire della polizia che non ha neppure sequestrato la camera dalla quale Martina precipitò?".

In primo grado il Tribunale di Arezzo aveva condannato Albertoni e Vanneschi a 6 anni per tentata violenza sessuale di gruppo e morte in conseguenza di altro reato, accusa poi prescritta. In appello, il 9 giugno 2020, i due imputati di Castiglion Fibocchi (Arezzo) sono stati assolti. Lo scorso gennaio la Cassazione, accogliendo il ricorso della Procura generale di Firenze, ha annullato l'assoluzione e disposto l'appello bis. 

(Unioneonline/v.l.)

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