Non c'era esplosivo a bordo del Moby Prince quando, nella notte del 10 aprile 1991, nella rada del porto livornese, il traghetto entrò in collisione con la petroliera Agip Abruzzo. Una tragedia nella quale morirono 140 delle 141 persone – 26 i sardi – che erano a bordo del traghetto, fra passeggeri e membri dell’equipaggio.

A stabilirlo la relazione conclusiva della perizia del Ris che ha potuto analizzare i reperti con tecnologie innovative non ancora disponibili nel 1991, arrivando alla conclusione che le tracce trovate sui reperti all’epoca dell’incidente dal perito Alessandro Massari, furono causate da "contaminazioni esterne" per "cattiva conservazione".

Per domani è in programma, a Palazzo San Macuto a Roma, la conferenza stampa durante la quale saranno presentati gli esiti dell’attività della Commissione parlamentare e la relazione di fine mandato. E oggi il presidente della Commissione Andrea Romano spiega: "Noi domani voteremo la relazione conclusiva della Commissione che per la prima volta fornirà risposte su che cosa è accaduto davvero quella notte". La perizia sull'esplosivo, aggiunge, "rappresenta una piccola parte di un lavoro più complesso".

"Per rispetto dei commissari e dei familiari - prosegue Romano - non intendo anticipare oggi ciò che sarà votato domani ma posso dire che abbiamo fatto un lavoro importante che ha completato quello già meritorio della precedente commissione del Senato, che aveva evidenziato ciò che in realtà non era avvenuto, come ad esempio i tempi di sopravvivenza a bordo smentendo la tesi che fossero tutti morti entro mezz'ora".

La risoluzione finale della commissione d'inchiesta, conclude Romano, "per la prima volta dirà che cosa è accaduto e darà una spiegazione chiara del perché sia avvenuta la collisione: lo abbiamo fatto grazie a un lavoro che ha elaborato nuove perizie e anche testimonianze che ci hanno permesso di ricostruire la dinamica dei fatti". 

(Unioneonline/v.l.)

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