Stop al panino in classe.

È quanto stabilito dal disegno di legge approdato in queste ore in Senato che, puntando a mettere fine all'eterna querelle tra i genitori a favore del pasto fai-da-te e le scuole, obbliga tutti i bambini a mangiare nella mensa scolastica.

Il nodo delle polemiche riguarda l'articolo 5 del ddl, che comprende non solo la ristorazione nelle scuole ma in generale tutta quella collettiva, anche quella ospedaliera.

"I servizi di ristorazione scolastica - si legge nel testo - sono parte integrante delle attività formative ed educative erogate dalle istituzioni scolastiche".

LA RIVOLTA DEI GENITORI - Insorgono i genitori della Rete nazionale, che accusano governo e Parlamento di voler dare "un colpo di spugna" ai risultati raggiunti finora. L'ultimo, la sentenza del tribunale di Torino, che aveva regolamentato la possibilità per le famiglie di preparare il pranzo ai propri bambini.

L'articolo 5, dicono, è "un'inutile coercizione. Un modo per fare un favore alle grandi aziende della ristorazione che non puntano alla qualità. Un'imposizione, che non realizzerà uguaglianza ma incrementerà l'iniquità tra le famiglie".

E annunciano piani B: "Cambieremo sezione per passare dal tempo pieno a quello normale, almeno i bambini potranno tornare a casa per pranzo".

"AUMENTARE LA QUALITÀ" - "Abbiamo visto - dice la senatrice Pd, e relatrice del ddl, Angelica Saggese - bambini che venivano ghettizzati, mangiando da soli e lontani dai compagni. Senza dimenticare le questioni igienico-sanitarie".

"Il nostro scopo - conclude - non è obbligare nessuno, ma aumentare il livello del servizio, rendendo migliore ciò che si mangia".

La legge sarà presa in esame dalla commissione Agricoltura del Senato, poi sarà il turno dell'Istruzione.

(Redazione Online/D)

LA SENTENZA DI TORINO:

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