Liliana Resinovich «uccisa la mattina del 14 dicembre 2021»
La relazione medico-legale dell'anatomopatologa Cristina Cattaneo, l'ultima traccia della donna è un video alle 8.50Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Liliana Resinovich «in via di elevata probabilità» è morta «nella mattinata del 14 dicembre 2021 entro quattro ore dalla colazione». A stabilirlo è la relazione medico-legale dell'anatomopatologa Cristina Cattaneo e di Vanin, Tambuzzi e Leone, incaricati dalla Procura. La fascia oraria dunque entro la quale è avvenuto il presunto omicidio, visto che la donna aveva fatto colazione intorno alle 8/8.30, si conclude intorno alle 12, come ha anticipato oggi il quotidiano Il Piccolo. Dunque gli investigatori stanno tentando di ricostruire gli spostamenti della donna, vista per l'ultima volta alle 8.50, ripresa dalla videocamera di un autobus mentre attraversa piazzale Gioberti.
Secondo i periti, una volta uccisa, il corpo di Liliana sarebbe stato in posizione fetale «sin dall'evento morte» o sarebbe stato lì «posizionato poco tempo dopo, indicativamente non più di 6-10 ore in media». Infatti, per i consulenti «non è emerso alcun elemento tecnico che contrasti con il fatto che il corpo della donna sia rimasto sempre nello stesso luogo in cui è stato poi ritrovato». A dimostrarlo sono «le evidenze meteorologiche, entomologiche e botaniche» che appaiono «particolarmente in armonia con tale scenario». I periti infatti considerando che nel boschetto dove fu trovato il corpo il 5 gennaio 2022 la temperatura si è mantenuta intorno ai 5 gradi praticamente per tutto il periodo dalla scomparsa di Liliana fino al ritrovamento, anche attraverso comparazioni con la casistica dell'Istituto di medicina legale di Milano. Insomma, come era stato anticipato da indiscrezioni prima e dalle conclusioni della perizia poi, la relazione oltre a parlare di omicidio e di un cadavere che non è mai stato trasportato o congelato, dà anche indicazioni per il prosieguo delle indagini.
Da un lato una indicazione squisitamente investigativa: la ricostruzione degli spostamenti di Liliana subito dopo essere uscita di casa; dall'altro, un approfondimento di natura genetica legato al possibile coinvolgimento di terzi. Ad esempio, l'esame degli indumenti e la flottazione dei sacchetti che racchiudevano il capo, e dei capelli e dei peli pubici hanno restituito 15 formazioni pilifere raccolte da indumenti, dalla flottazione dei sacchetti di plastica, dalla flottazione dei peli pubici. Attraverso nuove tecnologie di sequenziamento ultramassivo (Ngs) si potrebbe giungere a scoperte importanti. Anche perché esistono altre due formazioni pilifere campionate dalla Polizia scientifica ed eventuali estratti residui da indagini genetiche su cordino, sacchi esterni e altri reperti già esaminati per ricercare la presenza di Dna di terzi. Liliana, che indossava gli stessi vestiti del giorno della scomparsa quando è stata ritrovata, per le lesioni che manifestava non poteva che essere stata uccisa.
Come? «A mezzo di soffocazione esterna diretta (contestuale o immediatamente dopo l'applicazione di una lesività contusiva al volto e ad altre parti del corpo)». Esito probabilmente di contemporanee «colluttazione e soffocazione esterna con mano o oggetto morbido o sacchetto sul volto; colluttazione rapidamente seguita dall'asfissia esterna». Con la «perdita di coscienza per la soffocazione esterna (o per le lesioni cerebrali)» la morte sarebbe sopravvenuta con la «apposizione dei sacchetti al capo in un secondo momento (ravvicinato) da parte di terzi». Si potrebbe obiettare che nonostante una colluttazione gli indumenti indossati erano composti, ma questo, prevengono i periti, «è del tutto coerente con l'entità delle lesioni contusive e quindi con strattonamenti, colpi, spinte e aggressioni di entità lieve o media, sufficienti tuttavia a portare alla morte per la finale manovra asfittica».
(Unioneonline)