«Tanto la giustizia prima o poi viene a galla. Spero». Così Olga, nonna di Christopher Thomas Luciani, il 17enne ucciso domenica a Pescara, si rivolge agli assassini del nipote, intervistata dalla Tgr Abruzzo.

«Non si può uccidere un ragazzino così. Era mingherlino, piccolino - ricorda -. Era un ragazzo d'oro. Aveva i grilli che hanno tutti i ragazzi di questa età. Non era un drogato e non era un tossico. Aveva tre anni e mezzo quando l'ho preso. L'ho cresciuto io, sono stata la mamma».

Alla domanda se la madre verrà qui, la donna risponde: «Mi chiede una cosa impossibile, non vuole vedere suo figlio in una bara».

Thomas viveva con la nonna dall’età di tre anni, i genitori lo avevano abbandonato. Venerdì scorso era fuggito da una comunità per minori di Limosano, piccolo comune della provincia di Campobasso dove tutti lo conoscevano. Aveva la passione del calcio e giocava spesso a pallone con gli ospiti stranieri di un'altra onlus che si prende cura dei giovani migranti non accompagnati.

Da qualche tempo il ragazzo, residente a Rosciano (Pescara), viveva a Limosano nella comunità per minori allontanati dalle famiglie, Il Piccolo Principe. Nel programma rieducativo imposto dai giudici in seguito a una lieve condanna per un piccolo reato, doveva frequentare un laboratorio per parrucchieri a Campobasso. Il giovane dunque da venerdì era sostanzialmente allo sbando, ne era stata infatti denunciata la scomparsa.

(Unioneonline)

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