«Quanto deve pagare ancora?».

Antonella D’Agostino, ex moglie di Renato Vallanzasca, 73 anni, al quale recentemente è stata negata la detenzione domiciliare in una struttura per essere curato, chiede in una lettera all’Ansa che il “Bel Renè” venga scarcerato «dopo 50 anni di carcere e una condizione di salute precaria, anzi peggio».

«Rifiutare le misure alternative a Renato Vallanzasca – scrive – significa non solo condannarlo al carcere a vita, cosa che già è avvenuta e all'impossibilità di vivere uno stralcio di normalità, ma anche umiliare un uomo ormai ridotto all'ombra non di quello che era, ma di quello che tutti hanno pensato che fosse».

Il fu capo della “banda della Comasina” a Milano, responsabile di omicidi e rapine, è stato condannato in totale a 4 ergastoli e 295 anni di reclusione. Eppure «ha vissuto otto anni in semilibertà e poi ai domiciliari senza fare niente di male. E quando portò via quelle mutande dal supermercato capii che nel suo cervello qualcosa aveva cominciato a non funzionare».
«Da fuori ho sofferto ogni volta che ho visto quelle sue smargiassate che lo hanno reso il 'Bel Renè', soprannome che ha sempre odiato ma siccome faceva figo se lo è tenuto», continua D'Agostino,  ricordando che con Vallanzasca è stato «un amore fraterno più che un incontro folgorante tra un uomo e una donna».

«Ci siamo conosciuti che lui era un bambino. Io anche. Ho passato anni a portare pacchi a lui e ai suoi compagni di cella, a raccogliere lettere d'amore che gli arrivavano da tutta Italia da donne, famose e sconosciute, da artisti e uomini di legge, e chi più ne ha più ne metta, finché non l'ho sposato e sono riuscita a tirarlo fuori di lì. Era già un uomo finito. Bravo? Mai detto questo. Non voglio santificare chi ha vissuto da criminale» ma «marcisce in galera senza avere i soldi per le sigarette, senza capire più dov'è».

«Dunque, vi chiedo: quanto deve pagare ancora Renato Vallanzasca perché possa morire in pace - è la conclusione -. E sia chiaro non da uomo libero, ma affidato ad una struttura. Ormai lo avete piegato per sempre. Dimentichiamo gli occhi azzurri e il suo fascino. È l'ombra di sé stesso. Una larva umana. Che forse merita un po' di pietà. A meno che 50 anni di carcere vi sembrino pochi». 

(Unioneonline/D)

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