La difesa di Stasi: «Traccia biologica nell’impronta di Sempio. Potrebbe essere il sangue di Chiara»
Gli avvocati di Alberto Stasi depositeranno la consulenza di tre genetisti chiedendo alla Procura di svolgere delle analisiPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
«La prossima settimana depositeremo una consulenza finalizzata ad evidenziare una possibile traccia biologica nell'impronta numero 33», ossia quella attribuita ad Andrea Sempio e individuata sul muro delle scale non molto lontano dal dove fu trovato, il 13 agosto 2007, il corpo senza vita di Chiara Poggi.
Lo ha confermato l'avvocato Antonio De Rensis, che, con la collega Giada Bocellari, difende Alberto Stasi, l'allora fidanzato della 26enne che sta finendo di scontare 16 anni di carcere per il delitto.
La consulenza sarà depositata nei prossimi giorni ai pm di Pavia nella indagine a carico di Sempio.
In sostanza, i legali di Stasi sostengono che quell’impronta potrebbe essere sporca di sangue. I periti si basano sul fatto che la colorazione, un rosso intenso, dovuta al contatto con il reagente (ninidrina) e la grandezza dell’impronta dipendano dal materiale organico, che contiene sangue appunto.
Per questo i legali chiedono alla Procura di poter svolgere delle analisi.
Uno dei tre genetisti incaricati dalla difesa di Stasi, Pasquale Linarello, ha detto all’Agi: «Chiederemo alla Procura di svolgere una serie di approfondimenti su alcune impronte in casa Poggi, inclusa la numero 33. È di interesse anche la numero 10, quest'ultima già oggetto dell'incidente probatorio e, in ipotesi, attribuibile a un'altra persona che ha partecipato al crimine».
Linarello ricorda che i test ematici del 2007 diedero prima un risultato dubbio, poi uno negativo, «ma oggi le cose sono cambiate: ci sono più strumenti sensibili al dna perché è cambiata la chimica dei reagenti. L'obbiettivo è capire se la traccia è da attribuire solo a Sempio o se sia mista Sempio-Chiara Poggi».
I carabinieri di Milano, in una relazione del 2020, scrivevano che è «logico-fattuale» che quell’impronta appartenga all’assassino.
(Unioneonline/L)