Il Consiglio dei ministri ha approvato, su proposta del ministro della Giustizia Andrea Orlando, il decreto legislativo sulla disciplina delle intercettazioni.

Il testo dovrà ora passare all'esame delle commissioni Giustizia per i pareri e poi tornare in Cdm.

Lo ha detto il premier Paolo Gentiloni in una conferenza stampa a palazzo Chigi.

Il primo ministro ha parlato di "decisione importante", dopo 15 anni di tentativi in materia.

"Abbiamo finalmente una soluzione che a mio avviso è giusta ed equilibrata", ha affermato, "noi non limitiamo l'uso delle intercettazioni ma contrastiamo l'abuso, sappiamo che questo strumento è fondamentale per le indagini e in nessuno modo vogliamo limitare la possibilità di disporre di uno strumento per la magistratura fondamentale per contrastare i reati più gravi ma è evidente che in questi anni ci sono stati frequenti abusi", ha aggiunto.

La riforma - ha affermato Gentiloni - "disciplina un uso più stringente (degli ascolti) senza ledere il diritto di cronaca" e ha l'obiettivo di evitare la diffusione di conversazioni irrilevanti ai fini delle indagini.

Il testo dispone infatti dei vincoli alle trascrizioni nelle richieste dei pm e nelle ordinanze dei giudici: "Quando è necessario, sono riprodotti soltanto i brani essenziali", si legge nel provvedimento.

Il documento poi prevede l'istituzione presso l'ufficio del pm di un archivio riservato delle intercettazioni la cui "direzione" e "sorveglianza" vengono affidate al procuratore della Repubblica. All'archivio potranno accedere solo a giudici, difensori e ausiliari autorizzati dal pm.

Per quanto riguarda i mezzi utilizzati per intercettare, il decreto legislativa disciplina l'uso dei cosiddetti "trojan", che servono a "sottrarre" informazioni in pc o smartphone, consentendone l'impiego senza vincoli per i reati più gravi (in particolare terrorismo e mafia) e prevedendo invece delle limitazioni per gli altri.

(Redazione Online/F)
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