Più di mille vittime in dieci anni e già numerosi "incidenti" nella stagione venatoria iniziata da poco.

Secondo i dati (approssimati per difetto) relativi alla caccia in Italia diffusi dall'associazione "Vittime della caccia", si tratta di una situazione di vero allarme per la pubblica incolumità.

Secondo l'Enpa-Ente nazionale protezione animali, non si può parlare degli incidenti come eventi casuali, dovuti cioè a circostanze eccezionali e impreviste, ma di fenomeni ampiamente prevedibili e, quindi, evitabili.

Per questo, l'associazione ha chiesto al ministro dell'Interno, Marco Minniti, di stringere i controlli sulle "doppiette", prevedendo un certificato obbligatorio annuale di idoneità medica.

Secondo quanto reso noto dall'ente, negli ultimi dieci anni la categoria dei cacciatori ha vissuto un'emorragia - con il numero delle "doppiette" che si è più che dimezzato - e risulta oggi composta in prevalenza da persone sempre più anziane e quindi spesso in una condizione psico-fisica non più ottimale.

Per questo - sottolinea ancora l'Enpa - "non c'è da stupirsi se le cronache dei nostri giornali ci raccontano di morti spesso dovute a malori, a spari accidentali, a errori di tiro, ad abbagli che fanno scambiare una persona per un animale".

L'associazione ritiene dunque un "paradosso che, a fronte di una popolazione venatoria sempre più vecchia, i controlli medico-attitudinali siano sempre più radi: una volta ogni sei anni, vale a dire in occasione del rinnovo del tesserino venatorio".

E a questa - secondo l'ente - si aggiungerebbe un'altra anomalia: "Oggi - spiega l'Enpa - chi vuole detenere un'arma non è necessariamente costretto a ottenere il porto d'armi per difesa personale, il cui rilascio prevede una procedura complessa e rigorosa con controlli annuali sul detentore; può invece chiedere quello per il tiro a volo o venatorio. Quindi, molte persone sono in possesso della licenza di armi con il pretesto della caccia al solo scopo di detenere legalmente un fucile".

Secondo l'associazione, la massiccia circolazione di armi ha determinato un senso di insicurezza collettiva che, a sua volta, ha avuto profonde ripercussioni sulla pubblica incolumità.

"Questo rende ancora più inaccettabile il fatto che, in un contesto come il nostro, un'attività puramente 'ludica' come quella venatoria possa rappresentare una scorciatoia per bypassare normative più rigorose. Un Paese più armato - conclude Enpa - è un Paese meno sicuro: lo dimostrano le numerose persone che perdono la vita o restano ferite nei numerosi 'incidenti'".

(Redazione Online/F)

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