Folla al Duomo di Castelfranco Veneto per i funerali di Vanessa Ballan, la 26enne incinta uccisa dal kosovaro Bujar Fardaj. La salma era in una bara bianca sulla quale sono stati posti due mazzi di tulipani e rose bianchi inviati dalla famiglia e dal compagno di Vanessa, Nicola Scapinello.

Alla cerimonia hanno partecipato il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari, il presidente della giunta e del consiglio del Veneto, Luca Zaia e Roberto Ciambetti.

Ballan è stata uccisa con otto coltellate inferte con una lama di 20 centimetri, una delle quali ha colpito il cuore e due i polmoni. Ad ucciderla un imprenditore edile di Altivole, 41 anni, arrestato poco dopo l'omicidio e che era stato denunciato dalla vittima alla fine dello scorso ottobre per stalking e minacce per averla ricattata facendo leva su alcuni video ripresi nel corso di momenti di intimità tra i due, che avevano una relazione sentimentale durata diverso tempo e interrotta per volontà di lei la scorsa estate.

Una denuncia, quella della giovane madre che era in attesa del secondo figlio, che non aveva sortito alcun provvedimento da parte della procura. E proprio su questi aspetti sono in fase di ultimazione le relazioni che i magistrati della Procura di Treviso invieranno all'Ispettorato del Ministero di Grazia e Giustizia con i motivi per i quali alla denuncia non fece seguito alcuna misura cautelare. Le relazioni saranno inviate tramite la Procura Generale di Venezia all'ispettorato del Ministero, e anche come risposta all'interrogazione diretta al ministro Nordio presentata in Senato dal leghista Gian Marco Centinaio.

Il procuratore ha negato che sul caso «non sia stato fatto niente», ricordando che fu subito disposta una perquisizione in casa di Fardaj. Ma in assenza dei riscontri sui messaggi intimidatori mandati dall'uomo a Vanessa (Ballan li aveva cancellati dal suo cellulare) la valutazione dei pm sul caso era stata «di non urgenza».

«Abbiamo tanta rabbia perché non doveva succedere. Non deve più succedere. Io mi chiedo a questo punto a cosa servano le leggi», ha detto fuori dalla chiesa una collega del supermercato dove lavorava Ballan: «Noi - racconta - avevamo paura quando Fardaj entrava in negozio, il suo sguardo non mi piaceva».

«È troppo grande quanto è accaduto, è troppo al di fuori di ogni pur pessimistica previsione», le parole del vescovo di Treviso Michele Tomasi nell'omelia. «Non c'è un motivo al mondo che giustifichi questo atto, questa violenza. Non c'è mai. Non c'è sicuramente nel caso di Vanessa - ha aggiunto - e della creatura che lei portava in grembo». Per il prelato «non c'è un senso nella sua brutale uccisione. Questa è il male. E con il male non possiamo, non abbiamo il diritto di venire a patti». Monsignor Tomasi ha chiesto «il silenzio dai clamori e dalle curiosità. Silenzio della memoria e delle emozioni più negative. Silenzio della preghiera che invoca la consolazione delle vittime e la conversione dei violenti. Non certo il silenzio della ricerca della giustizia - ha puntualizzato - e nemmeno il silenzio nell'impegno per una civiltà che rifiuti nelle parole, negli atti e nei fatti la violenza sulle donne, e che superi finalmente la follia di voler possedere una persona, o di volerne determinare con la violenza le scelte e le decisioni». 

(Unioneonline/D)

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