"Salvini ha ragione, ma va attaccato, è un pezzo di me***".

Il 21 maggio il quotidiano La Verità pubblica una conversazione privata tra il magistrato Luca Palamara e Paolo Auriemma, emersa nell'indagine per corruzione che ha travolto il Csm.

Nella chat, risalente a due anni fa, quando Salvini era ancora ministro, ci si riferisce più volte al leader leghista in merito al processo sul sequestro dei migranti sulla nave Diciotti, con forti critiche politiche e termini offensivi.

Auriemma esprime dubbi sugli elementi da utilizzare a carico di Salvini, Palamara si dice d'accordo ma "dobbiamo attaccarlo".

A pronunciare queste parole di pessimo gusto è solo Palamara, ma Matteo Salvini si dipinge vittima dell'intera magistratura. Tanto da prendere carta e penna e scrivere una lettera a Sergio Mattarella, chiedendo che gli venga assicurato un equo processo quando sarà chiamato a rispondere alle accuse di sequestro di persona davanti al Tribunale di Catania.

Salvini nella missiva parla di "strategia diffusa e largamente condivisa di un'offensiva nei miei riguardi da parte della magistratura", ma i due interlocutori della chat non hanno nulla a che fare con il processo.

Luca Palamara si scusa: "Sono profondamente rammaricato dalle frasi da me espresse, e che evidentemente non corrispondono al reale contenuto del mio pensiero, come potranno testimoniare ulteriori conversazioni presenti nel mio telefono".

Ma ormai il danno è fatto. Salvini fa post e tweet a non finire sulla vicenda, attacca le tv e la stampa che a suo dire la oscurano.

Ma va ribadito che Palamara è una singola persona, che nulla ha a che fare con il processo che vede il leader leghista sotto accusa. Forse per questo Salvini invece di intraprendere iniziative legali (tipo chiedere la ricusazione del giudice che lo ha messo sotto accusa a Catania) ha scritto al Capo dello Stato.

(Unioneonline/L)
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