Giovanna Pedretti ai carabinieri aveva confermato il contenuto della recensione choc di un cliente che aveva stroncato il locale su Google perché era stato messo accanto a un tavolo con gay e disabili.

La ristoratrice, che si è tolta la vita dopo le polemiche sulla presunta falsificazione della recensione omofoba e abilista, è stata convocata in caserma a Sant’Angelo Lodigiano dai carabinieri, che indagavano su quella recensione ipotizzando il reato di “propaganda ed istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa”.

Nel pomeriggio di sabato 13 gennaio Giovanna Pedretti è stata sentita come persona informata sui fatti e potenziale vittima della vicenda: un colloquio di pochi minuti, riferiscono i carabinieri, in cui la donna ha confermato il contenuto della recensione ma non è riuscita a fornire dettagli sull’identità del cliente.

L’indomani mattina la donna è stata trovata priva di vita nel Lambro, dopo essersi tagliata le vene.

Oggi intanto all’istituto di Medicina legale di Pavia si svolge l’autopsia sul corpo della ristoratrice, l’ispezione cadaverica ha evidenziato ferite non solo ai polsi e a un braccio, ma anche a una gamba e al collo.

Resta da stabilire con l'autopsia la causa esatta del decesso: se dovuta alle ferite, ad annegamento o a assideramento a causa delle acque gelide.

In paese, dove i giornalisti vengono mal tollerati, non c'è alcuna voglia di festeggiare la ricorrenza del patrono, Sant'Antonio.

La Procura di Lodi intanto ha aperto un fascicolo senza indagati per istigazione al suicidio, gli inquirenti vogliono chiarire se l’odio social abbia influito sull’estremo gesto. Si cerca in particolare di risalire all’identità del pc o dello smartphone da cui è stata fatta la recensione. Giovanna Pedretti aveva risposto al cliente guadagnandosi una popolarità che è durata pochi giorni. Perché poi sono partite le polemiche, le accuse di una falsificazione per farsi pubblicità. E lei forse non ha retto.

(Unioneonline/L)

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