Filippo Turetta ha confessato l’omicidio di Giulia Cecchettin. Lo ha fatto martedì mattina, rilasciando dichiarazioni spontanee al gip di Venezia Benedetta Vitolo al termine dell’interrogatorio di garanzia, durante il quale si era avvalso della facoltà di non rispondere.

L’INTERROGATORIO. Da quanto si è saputo, nei pochi minuti in cui è rimasto davanti al gip il giovane era in lacrime e in particolare ha pianto prima di essere portato via, quando l'interrogatorio si è concluso, nel carcere di Verona.

Filippo si sarebbe detto pentito e pronto a scontare tutta la pena per ciò che ha fatto. Ma non avrebbe mai citato il nome della sua ex fidanzata e avrebbe lasciato intendere di aver avuto una sorta di black out mentale. 

La certezza, come ha chiarito dall'avvocato Giovanni Caruso che è poi rimasto con il 21enne per un colloquio, è che «non verrà presentata alcuna richiesta al Riesame» contro l'ordinanza di custodia in carcere, «né verranno chiesti affievolimenti della misura».

A Verona Turetta passerà tra qualche giorno dal reparto infermeria alla sezione "protetti", per ancora maggiori tutele rispetto agli altri detenuti, dopo che avrà finito visite e valutazioni psicologiche e psichiatriche. Chi si occupa di lui ne descrive l'atteggiamento «tranquillo». Sta ««bene», ha detto il difensore. Vuole leggere e vedere al più presto i suoi genitori.

La difesa potrebbe puntare tutto su un'istanza di perizia psichiatrica, mossa che potrebbe essere preceduta dalla scelta di non parlare subito davanti al giudice.

GLI ASPETTI DA CHIARIRE – Tra i punti da chiarire ci sono quelli che riguardano l'eventuale pianificazione del delitto: più indizi, tra cui il nastro adesivo comprato on line qualche giorno prima e il fatto che il giovane avrebbe portato con sé due coltelli.

LE AGGRAVANTI – La Procura, poi, nel corso del procedimento potrebbe contestare una o più nuove aggravanti, compresa la crudeltà (dipenderà dagli esiti dell'autopsia fissata per l'1 dicembre), e il reato di occultamento di cadavere.

La macchina del giovane, assieme agli oggetti sequestrati all'interno, sarà riportata in Italia dagli investigatori entro la prossima settimana, e sarà affidata per le analisi ai carabinieri del Ris di Parma, che effettueranno anche quelle sulle tracce di sangue, sul coltello trovato nell'auto e sull'altro che era nel parcheggio a due passi da casa dei Cecchettin, oltre che sul pezzo di nastro adesivo con cui il 21enne potrebbe aver chiuso la bocca e legato le mani alla ragazza.

Non è stato ancora ritrovato, invece, il telefono di Giulia, mentre vicino al cadavere c'era una sola scarpa della ragazza, assieme ad una ventina di oggetti, come dei vestiti della ragazza e un libro illustrato per l'infanzia, proprio vicino al corpo. Su questi particolari gli investigatori vogliono vederci chiaro per capire se l'ex fidanzato abbia deciso appositamente di collocarli là. 

AGGRAVANTE STALKING – Nel frattempo il legale di Elena Cecchettin, la sorella di Giulia, ha fatto sapere che l'omicidio della giovane è «aggravato dallo stalking». Filippo Turetta, infatti, spiega l'avvocato Nicodemo Gentile, ha «dimostrato di essere un 'molestatore assillante', il suo comportamento, come sta emergendo da più elementi da noi già raccolti, è connotato da plurime e reiterate condotte che descrivono 'fame di possesso' verso la nostra Giulia».

Si tratta, ha chiarito, di «un assedio psicologico che aveva provocato nella ragazza uno stato di disorientamento e di importante ansia». E ancora: «Un uso padronale del rapporto che ha spinto il Turetta prima a perpetrare reiterate azioni di molestie e controllo, anche tramite chiamate e messaggi incessanti, e poi, in ultimo l'omicidio, al fine di gratificare la sua volontà persecutoria».

(Unioneonline/v.l.)

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