C'è anche Pierluigi Boschi tra gli indagati per la vicenda di Banca Etruria, liquidata nel 2015.

L'allora vicepresidente dell'istituto aretino, padre del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi, è finito nel mirino dei pm per la vendita delle obbligazioni subordinate alla clientela retail.

Nella sua audizione di giovedì scorso, davanti alla Commissione d'inchiesta sulle banche, il procuratore Roberto Rossi aveva escluso che Boschi fosse coinvolto nelle indagini per il reato di bancarotta, notizia che aveva fatto festeggiare il segretario del Pd Matteo Renzi e molti esponenti del Partito.

In realtà il padre della Boschi sarebbe implicato in un altro fascicolo d'inchiesta, quello che riguarda la vendita di titoli molto rischiosi per i piccoli risparmiatori, perché il rimborso non è previsto nel caso di fallimento della banca.

Falso in prospetto, dunque, l'accusa per Boschi, che non avrebbe fornito alla Consob le necessarie informazioni. Oltre a lui altri 20 persone sarebbero indagate a vario titolo, tra cui membri del cda della Banca presieduto da Giuseppe Fornasari.

L'apertura del fascicolo sarebbe scaturita dalle sanzioni comminate dalla Consob agli ex amministratori di Banca Etruria nel settembre scorso, per complessivi 2,76 milioni di euro, e riguarderebbe il periodo in cui furono collocate le due emissioni di obbligazioni subordinate del 2013, a luglio e in autunno.

Secondo gli inquirenti, le informazioni fornite nel prospetto inviato a Consob potrebbero essere state false o perlomeno incomplete e ne sarebbe conseguita la seconda ipotesi di reato, ossia il ricorso abusivo al credito.

Sulla vicenda del crac di Banca Etruria è tuttora in corso, davanti al gup Giampiero Borraccia, il procedimento che ha riunificato quattro filoni di inchiesta sul fallimento dell'istituto aretino: bancarotta, bancarotta bis, liquidazione all'ex dg Bronchi e responsabilità dei sindaci revisori.

LA RISPOSTA DELLA BOSCHI - "Il fatto che mio padre sia stato per qualche mese vicepresidente della Banca non ha impedito al nostro governo di commissariarlo - ha precisato la Boschi in un post su Facebook - come avremmo fatto con chiunque altro si fosse trovato in analoga situazione".

"La verità è semplice: se mio padre ha commesso reati ne risponderà come privato cittadino. Con tutti i doveri e tutte le garanzie previste dalla legge. Al momento non è neanche rinviato a giudizio. Ma comunque è una sua vicenda personale, certo non del PD. La legge è uguale per tutti".

LA QUERELA A DE BORTOLI - "Esiste poi un lato più personale - prosegue la Boschi, - ho firmato oggi il mandato per l'azione civile di risarcimento danni nei confronti del dottor Ferruccio de Bortoli. A breve procederò anche nei confronti di altri giornalisti".

"Mi spiace dover adire le vie legali contro alcuni giornalisti, non lo avevo mai fatto prima. Nemmeno in presenza di affermazioni evidentemente diffamatorie. Ma credo che sia ormai necessario farlo perché sulla verità dei fatti si pronunci un tribunale in nome della legge. Perché la legge è uguale per tutti, davvero".

Il riferimento è a quanto scritto dall'ex direttore del Corriere della Sera nel suo libro "Poteri forti", in cui si scrive che la Boschi "chiese a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria".

LA LETTERA - Intanto il procuratore di Arezzo Roberto Rossi si difende dalle accuse di omissioni e invia una lettera, indirizzata al presidente della commissione di inchiesta sulle Banche Pierferdinando Casini, in cui fornisce dei chiarimenti sulla parte della sua audizione in cui si faceva riferimento al coinvolgimento del padre di Maria Elena Boschi.

"Non ho nascosto nulla in relazione alle domande che mi venivano poste - scrive il pm sottolineando di aver - chiarito e ribadito che la sua esclusione riguardava il processo per bancarotta attualmente in corso mentre per gli altri procedimenti, a domanda, ho precisato che non essere imputati non significava non essere indagati. Null'altro mi è stato chiesto in merito".

Rossi, giudicando "gravemente offensive" le accuse ricevute, ha assicurato di aver risposto a tutte le domande "senza alcuna reticenza o omissione". E ha spiegato che quando gli è stato chiesto delle ipotesi di reato di falso in prospetto, ad audizione secretata perché le indagini sono in corso, "le domande hanno riguardato i fatti oggetto di indagine e non, in alcun modo, le persone iscritte nel registro degli indagati".

Una lettera che "fornisce una risposta chiara ed esauriente\", prova a chiudere Casini, secondo cui "tutto il resto afferisce ai giudizi politici che ciascun Gruppo ha il diritto di formulare".

I 5 STELLE - "Per quanto i renziani cerchino di gettare fumo negli occhi - afferma in una nota il senatore del M5S Carlo Martelli - è evidente a tutti che ci sono aspetti relativi alla vicenda dell'istituto di credito toscano che non tornano e che lambiscono molto da vicino il partito di Renzi e il suo entourage''.

LA LEGA - "Come Lega chiederemo un'ispezione in Procura ad Arezzo. Comunque è incredibile, di fronte a questa vicenda, che la Boschi sia ancora al governo". Così il segretario della Lega Nord Matteo Salvini.

(Redazione Online/D)

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