«La cosa che mi colpisce anche se magari saremo di meno, sono le tantissime persone che sono venute da fuori Roma e da fuori Italia».

Così Pietro Orlandi, nel corso del sit-in organizzato a Roma per ricordare i 40 anni dalla scomparsa della sorella Emanuela, svanita nel nulla nel giugno 1983.

«Ci sono persone venute anche da Cagliari. E da Pescara, Venezia, dalla Germania, da Taranto, Milano, Lugano, Napoli, La Spezia, Udine, Giulianova, Viareggio, Londra e persino dalla Romania», ha spiegato Orlandi, nel corso dell’evento in Largo Giovanni XXIII.

A proposito del mistero che avvolge la sorte di sua sorella, Pietro ha aggiunto: «I silenzi non servono, se dopo 40 anni siamo ancora qua è perché non solo io ma tanta gente come voi non accetta passivamente le ingiustizie».

Secondo il fratello di Emanuela è necessario, per fare luce sul giallo, «chiarire alcune situazioni», in particolare riguardo al clamore suscitato dalle sue parole su San Giovanni Paolo Il.

«Non dovrebbero esserci nel 2023 persone intoccabili - ha concluso - anche perché io le persone le guardo senza l'abito che portano, senza l'abito le persone sono tutte uguali».

A mezzogiorno la manifestazione ha raggiunto Piazza San Pietro per l’Angelus di Papa Francesco. E dopo la preghiera anche il pontefice ha voluto ricordare Emanuela: «Esprimo la mia mia vicinanza alla famiglia Orlandi, in particolare alla mamma», le parole pronunciate da Bergoglio davanti alla folla. 

Un saluto, quello del Santo Padre, che Pietro Orlandi ha accolto come la «caduta di un tabù». 

«La storia – ha aggiunto Orlandi – non finirà certo con questo Angelus. Finirà quando avremo la verità, ma quello di oggi però è un bel passo avanti».

(Unioneonline/l.f.)

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