«Soggetti che rappresentano un pericolo per la democrazia del Paese». Lo scrive il pm di Milano Francesco De Tommasi negli atti dell'indagine sul gruppo che sottraeva dati di politici e persone influenti, fabbricava dossier e che godeva «di appoggi in vari ambienti, anche quello della criminalità mafiosa e dei servizi».

Uno degli arrestati, Nunzio Samuele Calamucci, avrebbe spedito una mail da un account «intestato a Mattarella, con nome e cognome».

Nel mirino del gruppo c'erano anche il presidente del Senato Ignazio La Russa e il figlio Geronimo.

Da quanto si apprende, gli archivi del Viminale sarebbero stati “bucati” 52mila volte.

Duro il commento della presidente del Consiglio Giorgia Meloni alla vicenda: «Nella peggiore delle ipotesi siamo davanti al reato di eversione, nessuno Stato di diritto può tollerarlo».

La Lega invece propone modifiche al codice penale per «aumentare le pene per gli spioni».

(Unioneonline)

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