Le terapie intensive occupate da pazienti Covid-19 scendono ancora e sono ora il 28% di quelle complessivamente disponibili in Italia, ovvero 2 punti sotto la soglia critica del 30%.

Tale soglia, oltre la quale diventa molto più difficile la presa in carico di altri malati non Covid, risulta però ancora superata da 6 regioni: Calabria, Lombardia, Marche, Toscana, Piemonte e Puglia.

È quanto mostrano i dati del monitoraggio quotidiano dell'Agenzia Nazionale per i Servizi sanitari regionali (Agenas), relativi alla giornata del 2 maggio.

Nella rilevazione del 27 aprile scorso, a livello nazionale le terapie intensive Covid erano esattamente al 30% del totale e 7 regioni superavano questo valore. E' invece pari al 29% (era del 32% secondo i dati del 27 aprile) la percentuale dei posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti ordinari di malattie infettive, medicina generale e pneumologia, e resta quindi ben al di sotto della soglia di allerta individuata dal Ministero della Salute (che in questo caso è il 40%). Questo il tasso di occupazione delle terapie intensive e dei reparti ordinari di area medica non critica nelle varie Regioni e Province autonome: Abruzzo (17% intensive, 26% reparti ordinari); Basilicata (10%, 35%); Calabria (31%, 44%); Campania (23%, 34%); Emilia Romagna (29%, 26%); Friuli Venezia Giulia (19%, 17%); Lazio (29%, 34%); Liguria (27%, 26%); Lombardia (38%, 30%); Marche (32%, 34%); Molise (18%, 15%); Provincia Autonoma di Bolzano (5%, 14%); Provincia Autonoma di Trento (22%, 12%); Piemonte (32%, 35%); Puglia (37%, 42%); Sardegna (23%, 23%); Sicilia (20%, 30%); Toscana (40%, 26%); Umbria (26%, 23%); Valle d'Aosta (27%, 17%); Veneto (15%, 15%). 

(Unioneonline/v.l.)

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