Sono passati 14 anni dal delitto di Avetrana, dove – il 26 agosto del 2010 – venne uccisa la 15enne Sarah Scazzi. Oggi lo zio Michele Misseri ha lasciato il carcere di Lecce dopo aver scontato una condanna a otto anni per soppressione del cadavere. Restano in cella la moglie Cosima e la figlia Sabrina che – secondo la sentenza passata in giudicato – hanno ucciso la ragazza. Ma Misseri continua a professarsi colpevole: «Sono stato io, la uccisi io, dovrei stare qui». Il 69enne, recluso dal 2017, è uscito con circa un anno di anticipo beneficiando della riduzione della pena per buona condotta, e della norma “svuotacarceri”.

«Ho detto il falso quando accusai mia figlia. Sono stato mille e mille volte reo confesso», ha ribadito alla stampa una volta uscito dal penitenziario e, ormai, uomo libero.  «Ho scritto tante lettere a Sabrina e Cosima chiedendo perdono, ma non ho mai avuto risposta - aggiunge -. Vorrei andare a trovarle in prigione, ma non so se accetteranno. Voglio chiedere loro perdono guardandole negli occhi, spiegando loro perché le ho accusate. Ho accusato mia figlia ingiustamente, ma mia moglie non l'ho mai accusata, come nemmeno mio fratello Carmine e mio nipote Cosimo. Io non volevo uscire perché non è giusto, sono io il colpevole. Questa colpa mi fa stare male».

Misseri in carcere ha preso la terza media ma «visto che mi mancavano le scuole elementari ancora non riesco a scrivere corretto, ma cerco di farmi capire. Ho anche fatto un corso di falegname e ho preso il massimo dei voti. Ho fatto volontariato con la Caritas. E poi pulivo la Chiesa dove prego perché Sarah abbia giustizia». Non è ancora certo se il 69enne tornerà nella sua abitazione, in via Deledda. Tra le preoccupazioni il giudizio dei compaesani e la solitudine: «Devo ringraziare mia figlia Valentina e mio genero, le uniche persone che mi sono venute a trovare e con cui ogni sabato ho fatto una video chiamata. Ci sono persone del nord Italia che mi scrivono dal 2010. Loro mi credono e pensano che ci siano due innocenti in carcere. Spero ancora che qualcuno mi creda, che ci sia qualcuno che abbia almeno un dubbio su come siano andate veramente le cose. Sono io il colpevole e devo stare in carcere».

(Unioneonline/v.f.)

© Riproduzione riservata