Il prof. Roberto Testi, docente di Criminalistica all'Università di Torino e direttore di medicina legale dell'Asl del capoluogo piemontese, scrive oggi il Quotidiano della Calabria, è giunto a questa conclusione dall'analisi di alcuni reperti (fegato, epidermide ed altri tessuti) conservati nei vetrini istologici e delle foto prelevate in occasione dell'autopsia eseguita il 4 gennaio del 1990 dal prof. Francesco Maria Avato, che ricevette l'incarico dall'allora procuratore di Castrovillari che aveva disposto la riesumazione del cadavere di Bergamini dopo che erano cominciati a circolare i primi dubbi sulla tesi del suicidio del calciatore. "Non abbiamo scoperto la luna - ha detto Testi al Quotidiano riferendosi anche al lavoro dell'altro medico legale, Giorgio Bolino della Sapienza di Roma - era già tutto scritto nella perizia di Avato. Se nelle nostre ci sono novità interessanti è perché allora nessuno ha mai letto bene quella perizia". "Ho trovato la scelta del procuratore - ha aggiunto Testi riferendosi all'incarico separato a due periti - molto intelligente. A entrambi ha formulato gli stessi quesiti ma mi pare che, autonomamente, siamo arrivati alle stesse conclusioni. Che, ribadisco, sono quelle di Avato".
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