«Ho sentito un boato, come di un terremoto, poi mi sono ritrovato in mezzo ai corpi senza vita, con il sangue, le persone ferite».

Sono gli attimi drammatici dell'incidente del pullman precipitato da un cavalcavia a Mestre, raccontati da uno dei sopravvissuti, un turista ucraino di 39 anni, che nello schianto ha perso il padre.

«Adesso - dice l'uomo, Alexander Lomakyn - voglio solo sapere cosa è successo, voglio sapere di chi è la responsabilità». Alexander, ricoverato all'ospedale all'Angelo di Mestre, ha riportato traumi da schiacciamento, perchè nel volo di 10 metri del pullman dal cavalcavia gli è finito adosso di tutto, gli altri passeggeri, i bagagli.

«Ho provato a difendersmi, tenendo la testa fra le mani - spiega - ma l'urto è stato fortissimo».

Intanto, il Comune di Venezia prende posizione dopo che in alcune ricostruzioni dell’accaduto si è parlato di una sorta di “buco” nel guardrail. 
«Sono affermazioni inaccettabili quelle che ho letto», dice l’assessore comunale ai trasporti Renato Boraso. Che aggiunge: «Il bus non è caduto perché c'era un buco di un metro e mezzo nel guardrail. Quel buco è un varco di sicurezza, di servizio, previsto dal progetto originario del manufatto».

«L'autobus - prosegue Boraso - è caduto 50 metri dopo il varco, dopo aver strisciato sul guardarail, senza segno di frenata o contro-sterzata. O Vogliamo dire che senza il "buco”, la barriera avrebbe tenuto un mezzo in corsa, che sbanda, di 13 tonnellate?».

(Unioneonline/l.f.)

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