Vietato stare in pigiama in casa la domenica perché «è un segno di pigrizia». Vietato bere zabaione o vin brulè, «perché è da vecchi». Vietati spuntini e merende tra pranzo e cena perché «ingrassi».

Sono alcune delle “regole” che imponeva alla moglie, in un clima di umiliazioni e prevaricazioni continue, un manager della Provincia di Torino, condannato a tre anni di reclusione, sostituiti con detenzione domiciliare.

L’uomo è stato giudicato responsabile di stalking, maltrattamenti, danneggiamento e accesso abusivo alla mail della ex.

Nelle motivazioni del tribunale di Torino, firmate dal giudice estensore Milena Chiara Lombardo, l'elenco di quelle norme che l’uomo imponeva in casa con un atteggiamento controllante, umiliante e aggressivo».

Oltre alle imposizioni già citate, l’imputato pretendeva anche che non fosse sprecata nemmeno una briciola di pane e allo stesso modo obbligava la moglie a mangiare anche la buccia del salame. E ancora: obbligo di non appoggiare i gomiti sul tavolo, di chiudere sempre la porta del bagno e divieto di mangiare carne di cavallo al sangue e di mettere il liquore sul gelato.

La vittima aveva raccontato in aula quell'incubo, da cui era uscita solo grazie al suo coraggio di denunciare il manager, le cui pretese vessatorie e i cui maltrattamenti spesso sfociavano anche nelle percosse.

(Unioneonline)

© Riproduzione riservata