È stata iscritta nel registro degli indagati, per la morte del bimbo di 10 anni caduto in un pozzo artesiano di Palazzolo Acreide (Siracusa), anche la donna che ha invano cercato di soccorrerlo calandosi giù. Si tratta di una educatrice della onlus che aveva organizzato l'escursione a cui il piccolo partecipava con un gruppo di bambini, alcuni dei quali disabili.

L'iscrizione, viene precisato, è comunque un atto dovuto per consentire alla donna di nominare un consulente che possa partecipare all'autopsia, esame irripetibile.

E proprio dall’autopsia sul corpo del piccolo Vincenzo Lantieri, che sarà eseguita la prossima settimana, che si attendono le prime risposte alla tragedia.

A finire nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio colposo, secondo quanto si apprende, ci sono anche altri sei educatori che accompagnavano il bambino assieme a un'altra ventina di ragazzi (alcuni disabili) alla visita a una fattoria didattica prevista dal campo estivo organizzato dalla Fondazione Anffas. Stessa accusa per Giuseppe Giardina, il proprietario della struttura che i bimbi avrebbero dovuto visitare.

I Carabinieri, che ieri hanno eseguito un sopralluogo nella zona dell'incidente con la Procuratrice di Siracusa, Sabrina Gambino, e il sostituto Davide Viscardi, hanno comunque già iniziato a sentire i piccoli testimoni, gli amici della vittima che partecipavano alla visita, che avrebbero però fornito versioni diverse dell'accaduto. Alcuni hanno confermato che il bambino è salito sulla copertura del pozzo saltando e che ha sfondato la botola precipitando giù, altri avrebbero riportato un diverso racconto dei fatti.

Al vaglio anche la tempistica dei soccorsi, chi era responsabile della sorveglianza dei bambini e se il pozzo fosse stato messo in sicurezza.

Resta tutto da valutare invece il racconto di Salvatore La Rosa, un uomo che abita vicino all'area in cui si trova il pozzo. «Il bambino dopo essere caduto ha parlato con la madre e il padre, loro lo chiamavano e lui chiedeva aiuto», racconta. Riferisce anche dei tentativi delle educatrici, in particolare della 54enne rimasta ferita, di salvare il piccolo. «La signora è scesa a mani nude là sotto, in attesa dei soccorsi arrivati dopo circa due ore». Parole tutte da verificare: non risulta agli inquirenti ad esempio che i genitori del bambino, che hanno anche altri due figli, abbiano potuto parlarci.

Disperata la madre della piccola vittima: «Il mio cuore si è fermato insieme al tuo cuore in quel maledetto pozzo. Ti amo», ha scritto in un post su Facebook, ricevendo centinaia di commenti di cordoglio. E dall'associazione Rampi, che custodisce la memoria di Alfredino morto in un pozzo artesiano, arriva l'accusa: «Da Vermicino nulla è stato fatto per la prevenzione».

(Unioneonline/L)

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