«L’acqua era torbida e non vedevo nulla, lo tiravo per le braccia ma non riuscivo a strapparlo da quel vortice. Ci eravamo tuffati in 5 per salvarlo».

Attimi che non dimenticherà mai Anton, il papà di Stephan, 8 anni, il bimbo morto alle terme di Cretone (Roma), risucchiato nello scarico.

Russo di origine ma residente in Italia con la famiglia, l’uomo è stato il primo a tuffarsi.

Ora le indagini (è stato aperto un fascicolo per omicidio colposo) dovranno chiarire la dinamica e individuare eventuali responsabilità del dramma avvenuto poco dopo le 18.30 di giovedì 17 agosto. Facendo in primis chiarezza sul rispetto delle norme di sicurezza nella struttura.

Ancora non è chiaro se il ragazzino, che viveva con la famiglia a Monterotondo, alle porte di Roma, si trovasse già nella vasca quando è iniziata l’attività dio svuotamento o sia caduto nella piscina accidentalmente. La turbina lo ha trascinato sott’acqua, il vortice del bocchettone per lo svuotamento lo ha portato giù, risucchiandolo nei condotti dello scarico.

La struttura è stata sequestrata, a quanto si apprende sarebbe stata sprovvista della grata di sicurezza che blocca l’accesso allo scarico.

(Unioneonline/L)

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