Stordito con cloroformio, soffocato con un sacchetto di plastica e poi adagiato sull'asfalto per essere schiacciato dalla ruota di un camion quando era già morto o comunque in fin di vita.

Altre novità sulla morte del calciatore del Cosenza Denis Bergamini, quando sono passati cinque mesi dall'incidente probatorio che ha definitivamente riaperto il caso sancendo che Bergamini era stato ucciso e non si era suicidato.

La Gazzetta dello Sport ha svelato in esclusiva le conclusioni dei periti che hanno esaminato la salma del calciatore, a 28 anni da quel 18 novembre 1989 in cui fu trovato morto sulla Statale 106.

GLI ERRORI DELL'AUTOPSIA DEL '90 - Diversi gli errori dell'autopsia del 1990, e messi in evidenza dalle nuove analisi. Lo squarcio all'altezza del bacino, ad esempio, andava posizionato diversamente da come fu refertato: l'ex fidanzata e l'autista del camion avevano parlato di un "tuffo" di Bergamini sotto le ruote del tir, ma così non è stato. "La ruota ha sormontato a bassa velocità un corpo disteso e inerme, lasciando arti superiori, inferiori e viso integri e puliti", si legge nelle conclusioni dei periti.

Deicisva la prova della glicoforina - una proteina che si utilizza per dimostrare una vitalità presente nelle lesioni - sulla salma mummificata del calciatore, che ha letteralmente spazzato via l'ipotesi del suicidio.

"Bergamini - riporta la Gazzetta - è stato prima stordito con del cloroformio, o sostanza simile, poi soffocato in maniera soft forse con un sacchetto di plastica e infine fatto sormontare dalla ruota del camion all'altezza del bacino, per simularne il suicidio".

L'INCHIESTA - L'indagine va avanti, e si procederà con nuove perizie. Sono tre gli indagati nel fascicolo aperto dal procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla: l'ex fidanzata Isabella Internò e l'autista del camion Raffaele Pisano per omicidio volontario, Luciano Conte - attuale marito della Internò - per favoreggiamento.

(Unioneonline/L)

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