A distanza di un mese dall'annuncio della società di voler rescindere l'accordo per l'affitto con acquisizione delle attività dell'ex Ilva e di alcune controllate, ArcelorMittal ha presentato un nuovo piano per gli stabilimenti italiani.

La cifra degli esuberi però non è cambiata: per restare in Italia il colosso franco-indiano ha proposto di ridurre i posti di lavoro di 4.700 unità, di cui 2.900 dovranno essere tagliati nel 2020.

A fronte di ciò potrebbe aumentare la produzione da 4.500 tonnellate di acciaio a 6.000, sostituendo il forno Afo2 nel 2023 con uno elettrico, a minore impatto ambientale ma anche occupazionale.

I sindacati hanno giudicato "irricevibile" il piano e annunciato lo sciopero dell'ex Ilva per martedì 10 dicembre.

Il governo con il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, si è detto "deluso" dai "passi indietro" fatti dall'amministratore delegato Lucia Morselli, che ha sfidati con una controproposta per una nuova Ilva dove lo Stato sarà "presente".

Una trattativa, che parte già "in salita", come ha ammesso lo stesso esponente del governo Conte.

Dal primo tavolo con tutte le parti riunite (esecutivo, azienda e sindacati) sembra che la risoluzione della crisi non sia vicina.

L'obiettivo del governo resta quello di riportare ArcelorMittal più vicina possibile a quello che è ormai il vecchio piano.

"Siamo molto cocciuti", ha evidenziato il ministro, che però afferma che se l'azienda si mostrerà "rigida" allora "non ci saranno le condizioni".

C'è tempo, al momento, fino al 20 dicembre.

(Unioneonline/F)
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