La salma di Anis Amri è tornata in Tunisia, rimpatriata su richiesta dei familiari, che hanno versato del denaro per risarcire le spese per la restituzione del corpo.

Non si è chiusa invece la querelle tra il comune di Milano, nel cui obitorio la salma è rimasta per oltre sei mesi, e quello di Sesto San Giovanni, dove il terrorista responsabile dell'attentato ai mercatini di Natale a Berlino è stato ucciso dalla polizia nel corso di un controllo di routine.

La famiglia di Amri infatti non ha pagato le spese relative all'obitorio, e Giuseppe Sala ha mandato a Sesto, amministrata dal sindaco Roberto Di Stefano, una fattura in cui chiede un risarcimento di 2160,18 euro, ossia le spese per la permanenza della salma del terrorista all'obitorio comunale di Milano.

La legge prevede che le spese post mortem di una persona non reclamata siano a carico del comune in cui è morta, quindi Sesto San Giovanni: "Ma in questo caso - fa notare Di Stefano - mi pare che qualcuno abbia reclamato il defunto".

La fattura Di Stefano l'ha rispedita al mittente: "Non tirerò fuori neppure un euro dei soldi dei miei concittadini per pagare quella cifra: stiamo parlando di un mostro e i sestesi non pagheranno nulla per lui".

Secondo i media tunisini la famiglia di Anis Amri avrebbe pagato circa 3960 euro per il rimpatrio e la consegna del cadavere, che è stato seppellito nella città natale di El Oueslatia.

(Redazione Online/L)

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