Non doveva essere resa pubblica la foto in cui appare Christian Gabriel Nathan Hjort, uno dei due americani arrestati per l'omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, bendato e con le mani legate in una stanza della caserma di via in Selci, a Roma.

Lo sostiene nella sua memoria difensiva consegnata oggi ai pm romani il militare che ha scattato la foto. I legali dell'uomo chiedono che il loro assistito, indagato per rivelazione di segreto d'ufficio, sia sentito dagli inquirenti.

La foto era riservata a una chat Whatsapp di soli carabinieri, a diffonderla sarebbe invece stato un altro militare che ne è venuto in possesso pur non appartenendo a quel gruppo Whatsapp.

L'uomo indagato per aver scattato la foto è un maresciallo della Compagnia carabinieri Roma centro, amico di Rega. Nella sua memoria difensiva il militare fa sapere di aver appreso dell'omicidio intorno alle 5.40 del 27 luglio dalla telefonata di un collega.

"A caldo - sottolinea il carabiniere - si è diffusa la falsa notizia che gli aggressori fossero due pregiudicati magrebini: quindi, dopo la morte di Cerciello centinaia di messaggi e foto di pregiudicati vennero scambiati nel gruppo Whatsapp, di cui facevano parte 18 carabinieri di varie regioni italiane".

L'obiettivo era "aiutare le indagini, fornendo gli identikit di spacciatori, scambiando dati sensibili sui possibili sospettati e aggiornarsi reciprocamente sugli sviluppi".

Il carabiniere poi racconta come i due americani, una volta arrestati, provarono ad aggredire i militari colpendoli con delle testate. E lo stesso arrestato avrebbe continuato a dare testate, contro il muro, anche in caserma: "Per questo venne bendato, da un altro carabiniere con approvazione dei due ufficiali presenti, secondo cui era un legittimo e proporzionato utilizzo di sistemi di contenimento per evitare che il giovane facesse male agli altri e a sé stesso".

L'interrogatorio, aggiunge il maresciallo nella memoria difensiva, "si svolse con ogni garanzia di legge", perché il giovane nel frattempo si era calmato e "già da un po' era stato liberato dalla benda".

Ma perché il carabiniere scattò quella foto? "La condivisi nella chat sapendola riservata unicamente ai carabinieri, sia per rassicurare tutti che i due erano stati arrestati, sia per far notare che l'informazione inizialmente fornita sulla nazionalità degli aggressori era totalmente inesatta".

Un'immagine poi "inopinatamente consegnata alla stampa da altro carabiniere, quasi certamente non partecipante alla chat, che sarebbe già stato individuato dai vertici dell'Arma".

(Unioneonline/L)
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