"Questo processo metterà di fronte due mondi, quello di un giovane sano, che lavorava già da due anni rispettando le regole e le leggi e un mondo fatto di violenza, sopraffazione e popolato da chi vive fuori dalla legge e che ha compiuto un delitto tremendo”.

Sono le parole di Domenico Marzi, legale dei genitori di Willy Monteiro Duarte, ucciso di botte a settembre davanti a un locale di Colleferro.

Domani comincia a Frosinone il processo al branco che causò la morte del ventenne. Alla sbarra per omicidio volontario aggravato da futili motivi Marco e Gabriele Bianchi, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia. Solo quest’ultimo sarà nell’aula, chiusa al pubblico per l’emergenza Covid, gli altri si collegheranno in videoconferenza dal carcere in cui sono detenuti.

Domani per la prima volta la mamma e il papà di Willy saranno di fronte agli assassini del figlio: “Attendono questa prima udienza con lo stesso basso profilo con cui hanno affrontato i mesi successivi alla tragedia”, spiega l’avvocato, “per loro la sfida più dura è abituarsi al dramma e l’appuntamento di domani non sarà facile, perché per la prima volta incroceranno gli sguardi di chi ha ucciso il loro amato figlio”.

Secondo l’accusa il branco “voleva uccidere”, ha infierito sul giovane a terra e inerme, di qui l’accusa di omicidio volontario.

Per il gip di Velletri Giuseppe Boccarrato, "gli elementi conducono naturalmente a ritenere che i quattro indagati non solo avessero consapevolmente accettato il rischio di uccidere Willy, ma, colpendolo ripetutamente, con una violenza del tutto sproporzionata alla volontà di arrecargli delle semplici lesioni, avessero previsto e voluto alternativamente la morte o il grave ferimento della vittima".

Ancora: “Per la modalità dell’azione, per la localizzazione e la violenza dei colpi, inferti in più parti vitali, va senza dubbio esclusa la condizione minima per contestare l’omicidio preterintenzionale”.

(Unioneonline/L)

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