Per il centenario della marcia su Roma andarono a Predappio con il figlio piccolo vestito da Balilla. Ci sono anche due genitori fra le dodici persone per cui la procura di Forlì ha chiesto il giudizio: sono accusati di violazione della legge Scelba e della legge Mancino che disciplinano il divieto di ricostituzione del partito fascista e l'istigazione alla discriminazione.

I fatti sono stati ricostruiti dalla Digos di Forlì in un'informativa su quanto avvenne a Predappio, il piccolo paese romagnolo che diede i natali a Benito Mussolini e dove sono custodite anche le sue spoglie: il 30 ottobre del 2022 molti nostalgici si radunarono per ricordare il centenario della marcia che segnò l'ascesa del fascismo, tra saluti romani, rito del "presente" e commemorazioni in costume.

Fra queste, appunto, anche il bambino vestito da Balilla, «con basco, anfibi, fazzoletto nero al collo, spilla a forma di fascio littorio appuntata al bavero della camicia e un'altra spilla a forma di aquila imperiale», segnalato dalla Digos, ma non imputabile in quanto minore di 14 anni. L'udienza predibattimentale nella quale il giudice dovrà valutare se esistono gli estremi del processo è fissata per il 17 maggio: per quella data dovrebbero essere uscite le motivazioni alla sentenza della Cassazione di metà gennaio sull'interpretazione da dare ai saluti fascisti nel contesto della legge Scelba.

Uno snodo che sarà fondamentale anche per la sorte dei 5 nostalgici già a processo a Forlì - con l'accusa di aver violato la legge Mancino - per i saluti romani fatti a Predappio in occasione di una commemorazione del luglio 2020. Nell'ultima udienza il legale dei cinque ha sollevato un'eccezione, chiedendo la riqualificazione del reato contestato nella violazione della Legge Scelba, sulla riorganizzazione del disciolto partito fascista e non di quella che invece punisce le azioni di discriminazione razziale. La Procura si è riservata sul punto in vista della prossima udienza, fissata l'11 aprile.

(Unioneonline/D)

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