#AccaddeOggi: 6 gennaio 1980, l’omicidio di Piersanti Mattarella
Presidente della Regione Sicilia e fratello dell’attuale Capo dello Stato Sergio, aveva dichiarato guerra alla mafia e alla corrente andreottiana della DcPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Il giorno dell’Epifania di 44 anni fa la mafia uccideva Piersanti Mattarella, esponente della Dc, presidente della Regione Sicilia e fratello dell’attuale presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Mattarella aveva dichiarato guerra al malaffare, annunciando una linea di assoluta intransigenza nei rapporti tra le istituzioni siciliane, molto spesso colluse, e Cosa Nostra. Un ostacolo per la mafia, che decide così di toglierlo di mezzo.
È domenica mattina, Mattarella sale a bordo della sua Fiat 132 in via della Libertà a Palermo, assieme a moglie, due figli e suocera, per andare a messa. L’auto non è blindata, non c’è scorta, almeno la domenica Mattarella vuole dare una parvenza di normalità alla sua vita e rinunciare alla protezione.
Ma passano pochi istanti e un uomo si avvicina alla vettura, crivellandola di colpi con una Colt 38 e uccidendo Mattarella. È proprio il fratello Sergio ad estrarre il corpo dall’abitacolo inondato di sangue e a portare Piersanti in ospedale. I medici non possono nulla, il presidente della Regione è morto sul colpo, raggiunto a torace, testa e spalla dalle pallottole esplose da un metro di distanza.
Due le piste: la mafia, contro cui il presidente di Regione aveva scatenato una vera e propria guerra contrapponendosi nettamente ai compagni di partito della corrente andreottiana vicina a Cosa Nostra, Salvo Lima e Vito Ciancimino. E il terrorismo nero: siamo a due anni dall'omicidio di Aldo Moro e la Giunta di centrosinistra di Piersanti Mattarella si è formata con l'appoggio esterno del PCI, in continuità con la politica del compromesso storico.
Grazie alle dichiarazioni dei pentiti Tommaso Buscetta e Gaspare Mutolo vengono condannati in via definitiva esponenti di spicco di Cosa Nostra: Salvatore Riina, Michele Greco, Bernardo Provenzano, Giuseppe Calò, Francesco Madonia e Nenè Geraci.
Ma negli ultimi anni riemerge la pista nera, l’ipotesi, già avanzata da Giovanni Falcone, è quella di una collaborazione tra mafia e terrorismo nero.
(Unioneonline/L)