Si celebra oggi – 10 febbraio – il Giorno del Ricordo, dedicato alle vittime italiane dei “massacri delle foibe” e agli esuli giuliani e dalmati costretti con soprusi e violenze a lasciare le proprie case dopo la Seconda guerra mondiale dai miliziani jugoslavi del generale Tito. 

La data prescelta – nel 2004 - per ricordare il dramma vissuto in quei giorni da migliaia di italiani fa riferimento al 10 febbraio 1947, quando fu firmato il trattato di Parigi, che assegnava alla Jugoslavia l'Istria, il Quarnaro, la città di Zara con la sua provincia e la maggior parte della Venezia Giulia, in precedenza facenti parte dell'Italia.

Un’assegnazione che scatenò una dura repressione da parte dei militari titini, che obbligarono migliaia di italiani all’esodo. Altre migliaia di persone, invece, furono gettate, spesso ancora in vita, nelle cavità naturali carsiche della Venezia Giulia, tristemente note come foibe. 

Esiste una foto simbolo di quella tragedia: quella di una bimba che regge una valigia, con la scritta “Esule giuliana”. Si tratta di Egea Haffner, oggi ultraottantenne, che fuggì dalle persecuzioni titine, trovando rifugio in Sardegna

Quest’anno la cerimonia solenne ufficiale del Giorno del Ricordo è stata organizzata presso il monumento nazionale della Foiba di Basovizza, alla presenza della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni e dei suoi ministri.

«Le foibe e l'esodo hanno rappresentato un trauma doloroso per la nascente Repubblica che si trovava ad affrontare la gravosa eredità di un Paese uscito sconfitto dalla guerra. Quelle vicende costituiscono una tragedia, che non può essere dimenticata», ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

«Non si cancellano – ha aggiunto il Capo dello Stato – pagine di storia, tragiche e duramente sofferte. I tentativi di oblio, di negazione o di minimizzare sono un affronto alle vittime e alle loro famiglie e un danno inestimabile per la coscienza collettiva di un popolo e di una nazione».

(Unioneonline/l.f.)

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