Se la Sardegna tira un sospiro di sollievo e resta colorata di verde nella mappa europea, elaborata dal Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie, insieme ad altre cinque regioni italiane, resta la preoccupazione per il numero di persone che finiscono in ospedale. Tranne rarissimi casi si tratta di non vaccinati, anche in giovane età. Nell’Isola solo il 40 per cento degli immunodepressi ha ricevuto la terza dose, solo il 21 per cento di fragili, grandi vecchi, over 60 e ospiti delle Rsa, e il 18 per cento del personale sanitario.

Il commissario Francesco Figliuolo e il ministro della Salute Roberto Speranza hanno già lanciato il loro invito sull’accelerazione delle vaccinazioni.

“È evidente – chiarisce Giovanni Sotgiu, docente di statistica medica dell'Università di Sassari - che la situazione epidemiologica sta evolvendo in senso negativo. La scorsa settimana, in Italia, l'Rt era inferiore a 1, adesso è sopra. In Sardegna siamo messi meglio, ma come per gli italiani non doveva essere una sicurezza il fatto che stessimo bene rispetto ad altri Paesi come ad esempio la Germania, adesso per noi sardi non dev'essere una consolazione il fatto che nelle altre regioni stiano peggio di noi”.

Ormai si parla già di quarta ondata e cresce il numero di chi dovrebbe sottoporsi alla terza dose “necessaria per riattivare le difese immunitarie. Gli studi pubblicati da Lancet e dal New England Journal of Medicine hanno dimostrato che dopo circa cinque mesi dalla seconda dose c'è un calo dell'immunità, soprattutto degli anticorpi neutralizzanti, per tutti i vaccinati, particolarmente evidente però nei maschi ultra65enni e negli immunodepressi”.

Inizialmente però si era detto che la protezione sarebbe durata per almeno nove mesi: “Una previsione di qualcosa che si sarebbe dovuto osservare nel tempo. Non abbiamo esperienza di questo vaccino, procediamo giorno per giorno”.

(Unioneonline)

I dettagli su L’Unione Sarda in edicola

© Riproduzione riservata