Tradito da una telefonata alla fidanzatal'operaio ucciso a fucilate ad Arzana
Ogni sera usciva di casa per telefonare alla fidanzata. Dentro l'abitazione non c'era "campo" e Pierino Demurtas anche domenica ha compiuto quello che era diventato quasi un rito. I killer conoscevano le sue abitudini e gli hanno teso l'agguato uccidendolo a fucilate.Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Una telefonata gli ha spezzato la vita. Pierino Demurtas non era raggiungibile tra le mura domestiche - problemi di segnale - e usciva sempre di casa, la sera, per chiamare la fidanzata. Una consuetudine intima, una dolce abitudine, che però i suoi assassini conoscevano. E allora lo hanno aspettato in cortile. E certi che il rituale si sarebbe ripetuto anche domenica notte lo hanno atteso senza dargli scampo.
Pioveva a dirotto. L’operaio si è infilato in macchina, un’Alfa 156 grigia, ha conversato al telefono, ignaro dei carnefici pronti a colpire. Stava per scendere dall’abitacolo quando il plotone d’esecuzione è passato all’offensiva. I killer, non meno di due, hanno sparato a ripetizione, sei, forse sette colpi. La vittima predestinata ha cercato rifugio in casa ma la fucilata mortale lo ha centrato al fianco quando aveva appena varcato la soglia. L’anziana madre, Ida Stochino, se lo è visto di fronte esanime, in un lago di sangue.
Gli spietati sicari, però, volevano essere sicuri di aver portato a compimento la loro missione di morte e hanno sparato all’impazzata. Segni dei proiettili dappertutto, sul lunotto dell’auto, sui muri di casa e del garage. Gli inquirenti hanno trovato bossoli addirittura per strada, in via Monsignor Virgilio, a una decina di metri dal punto in cui è caduto Pierino Demurtas.
LE INDAGINI. Gli investigatori hanno lavorato senza sosta, dall’ora del delitto (21,50) fino alla tarda nottata di ieri, con il coordinamento del procuratore della Repubblica di Lanusei, Domenico Fiordalisi. Il capitano Dario Pini con i carabinieri della compagnia di Lanusei, il maresciallo Aurelio Galli e i militari della stazione di Arzana hanno interrogato decine di persone, vagliato alibi. Non arrivano conferme dei classici stub, con qualche sospettato già tecnicamente iscritto nel registro degli indagati. Il caso è alla (massima) attenzione del comando provinciale dell’Arma e della Questura di Nuoro. Non è causale l’arrivo domenica notte ad Arzana del tenente colonnello Simone Sorrentino e del capo della Mobile Fabrizio Mustaro. L’ultima loro trasferta in Ogliastra risale a meno di un mese fa, sulla scena di un delitto con modalità simili. Anche Stefano Pilia, 23 anni, di Ulassai, fu ucciso sulla porta di casa. E la stessa sorte toccò - settembre dell’anno scorso - a Daniele Piroddi, operaio di Ilbono. Tre delitti che non hanno in comune solo la dinamica. Gli inquirenti hanno ipotizzato anche un sottofondo legato al mondo della droga, ma non escludono altre ipotesi.
Antonio Pietro Demurtas un conto con la giustizia l’aveva già chiuso: patteggiamento (due anni e 4 mesi) per un giro di stupefacenti fra Ogliastra e hinterland di Cagliari. Ora doveva affrontare un processo a Lanusei sempre per la stessa accusa. Il dibattimento era stato aggiornato per un difetto di notifica. E la lupara, ancora una volta, ha giocato d’anticipo sulla giustizia dei tribunali. Tragicamente.
T. P.