Tortolì, tre fermati per i roghi di 60 auto:si vantavano delle imprese su Facebook
Avrebbero messo a ferro e fuoco Tortolì per puro divertimento. Sessanta automobili, la stragrande maggioranza di malcapitati e ignari turisti, date alle fiamme per il gusto di denigrare l'immagine della cittadina e di commentare su Facebook, con gli amici, le loro malefatte. Ma ora, dopo un lungo e certosino lavoro d'indagine, coordinato dal procuratore della Repubblica Domenico Fiordalisi e condotto sul campo congiuntamente da carabinieri e polizia, i presunti incendiari sono finiti in cella.Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Si tratta di Mariolino Piras 20 di Tortolì, Ciro Michele Mighela, 21 anni, nato in Bulgaria ma adottato da una famiglia di Villagrande, entrambi disoccupati, e un pizzaiolo di origini brasiliane, Andrè Enrique Ruzza, anch'egli 21 anni, sono stati rinchiusi in carcere perché sospettati di aver creato una vera e propria associazione a delinquere che per due estati di seguito ha stretto il capoluogo ogliastrino in una morsa di paura. Bruciando non solo auto, ma anche i canneti vicino all'aeroporto. Nel registro degli indagati sono finite altre undici persone, le cui case sono state perquisite su decreto firmato sempre dal pm Fiordalisi.
PERICOLO DI FUGA. Gli investigatori hanno fermato i tre perché temevano che potessero tagliare la corda. Mariolino Piras era pronto per la partenza, destinazione Barcellona. Mighela e Ruzza avrebbero potuto rifugiarsi nei rispettivi paesi d'origine, la Bulgaria e il Brasile. A rafforzare la decisione di procedere alla misura cautelare un'altra circostanza agghiacciante: le intimidazioni rivolte a un giovane del loro stesso giro che avrebbe iniziato a collaborare con gli investigatori. Da giovedì sera, il testimone scomodo, che sarebbe stato addirittura minacciato di morte, è sotto protezione e si trova in una località segreta, mentre ieri mattina per i tre indagati si sono spalancate le porte del San Daniele.
TESTIMONE NEL MIRINO. La svolta nelle indagini sarebbe avvenuta nel momento in cui il testimone ha iniziato a raccontare le confidenze dei presunti responsabili degli attentati incendiari. Tutti e tre i ragazzi hanno avuto a che fare con la giustizia. Piras ha patteggiato una condanna (un anno e 7 mesi) per un tentativo di estorsione ai danni di un commerciante cinese, Mighela è stato rinviato a giudizio per le rapine messe a segno nei bar della zona e Ruzza era affidato in prova ai servizi sociali. I due, già nel mirino degli investigatori, qualche giorno fa sono stati fermati da una pattuglia di agenti del commissariato di Tortolì, guidati dal commissario Giuliano Bruno, con le taniche di benzina in macchina ma le loro giustificazioni non hanno convinto i poliziotti. E altri riscontri, compresi alcuni ordigni incendiari, sono stati trovati dai carabinieri della compagnia di Lanusei, coordinati dal capitano Dario Pini, e della stazione di Tortolì, guidati dal maresciallo Marcello Cangelosi.
IL BLITZ. Così ieri mattina alle prime luci dell'alba, gli inquirenti sono passati all'azione. Un piccolo esercito ha setacciato le abitazioni dei sospettati. Le perquisizioni sono andate avanti sino alla tarda mattinata mentre i tre ragazzi sono stati condotti al commissariato di Tortolì per le formalità di rito. In Ogliastra a supportare le forze dell'ordine sono arrivati anche i poliziotti del Nucleo anticrimine di Abbasanta. Ieri pomeriggio il pm Fiordalisi ha interrogato Andrè Enrique Ruzza, che - assistito dall'avvocato Sergio Virdis - si è avvalso della facoltà di non rispondere. Oggi i tre fermati affronteranno l'interrogatorio di garanzia davanti al gip Paola Murru. Mariolino Piras è difeso dall'avvocato Gabriella Cugudda, Ciro Michele Mighela dall'avvocato Marcello Caddori.
GIUSY FERRELI